Quello di Vesa Sammalisto è uno di quei portfoli che quando lo apri ti rendi immediatamente contro che i prossimi 30 minuti del tuo tempo stanno per andare in fumo. Oltre alla botta cromatica che ti prende in piena retina tipo gancio tysoniano, vieni assalito quella frenesia da mouse che ti impedisce di seguire un qualsiasi ordine, cronologico o tematico che sia, nella scelta delle immagini.
Dopo lo sfogo, che ti ha procurato la comparsa di una vistosa vena sulla tempia destra e di un rossore tipo allergia da fragole, recuperi gradualmente la ragione e ti godi tutto il ben di dio che l’artista finlandese – ma berlinese d’adozione – ha prodotto negli ultimi anni e ha condiviso col genere umano. Quello urbano-metropolitano è un tema ricorrente nei lavori di Vesa. La città viene rappresentata in tutto il suo caotico splendore con abbondanza di dettagli e precisione. E l’artista la sa lunga pure in fatto di colori, tanto che la sapiente scelta delle tonalità contribuisce in maniera sostanziale nel contrastare la bidimensionalità delle illustrazioni. Le metropoli grigie, inquinate e puzzolenti diventano come parchi giochi dopo il “trattamento Sammalisto”.