Estetica pop anni ’80 e caleidoscopiche vetrate gotiche: intervista a Van Orton

L'eclettico duo torinese ha costruito una forte e ben riconoscibile personalità artistica unendo la cultura degli anni '80, l'estetica pop di Roy Lichtenstein e lo stile delle antiche vetrate gotiche

Stefano e Marco sono due gemelli torinesi, classe ’83, che dopo aver lavorato per un periodo come graphic designer si sono messi in proprio avviando il progetto Van Orton Design, ormai nove anni fa, uniti dall’interesse per i cult movie degli anni ’80 e da tutto l’immaginario visuale di quel periodo.
Nel giro di qualche tempo il “modello” Van Orton è diventato una garanzia di originalità e unicità, apprezzato e ricercato dai più grandi brand internazionali del mondo della musica, del design e della pubblicità come Universal Music, Microsoft, Marvel, Warner Bros, Sky e molti altri.

Le linee nere marcate e decise sono la perfetta cornice per le palette accese e fluorescenti delle loro illustrazioni, di grande impatto visivo ed estetico, che si ispirano alle imponenti vetrate delle cattedrali gotiche. Una trovata stilistica che è stata imitata più volte, ma che i Van Orton hanno reso così personale e distintiva da farne un vero e inimitabile “marchio di fabbrica”. Forse anche per questo non si sono tirati indietro quando gli è stato chiesto di realizzare un corso online per mostrare passo dopo passo come creare opere pop geometriche partendo da una immagine qualsiasi (mentre scriviamo il corso è in promo e inserendo il codice PICAME-10 al momento dell’acquisto potete ottenere un ulteriore 10% di sconto).

Il duo recentemente si è affacciato anche nel mondo della cryptoarte con una serie di NFT intitolata Reflection formata da cinque opere psichedeliche che uniscono illustrazione e animazione.

Uno dei cinque NFT della serie Reflection

Abbiamo incontrato Stefano e Marco e ci siamo fatti raccontare come tutto ha avuto inizio, partendo dal giorno in cui quasi per caso hanno reinterpretato il poster di Ritorno al Futuro, e di come da quel momento la loro vita abbia preso tutta un’altra piega.

Ciao ragazzi, benvenuti su Picame. Abbiamo già accennato in parte alla vostra storia, volete svelarci qualcosa in più?
Il progetto Van Orton nasce ufficialmente nel 2013. Lavoravamo come grafici in un’agenzia di comunicazione a Torino e poi un pomeriggio, quasi per gioco, Marco ha inziato a disegnare il poster di “Ritorno al Futuro”, un film molto importante per la nostra infanzia. E da lì non ci siamo più fermati e abbiamo iniziato a farne altri, sempre legati agli anni ’80 e a quel mondo per noi speciale e familiare. Abbiamo pubblicato qualcosa su Behance (in quel periodo i social non venivano utilizzati come adesso) e pian piano ci sono arrivate le prime richieste, soprattutto dall’America, di persone che volevano acquistare le nostre locandine. Praticamente all’inizio avevamo due lavori: di giorno grafici d’ufficio e la sera ci occupavamo di spedire i poster! Siamo andati avanti così per due anni.

Quindi siete dei veri appassionati di cinema.
Stefano: 
Lo siamo. Soprattutto il cinema degli anni ’80. Ritorno al Futuro è stato tra i primi che è venuto in mente a Marco. Anche il nostro nome è collegato al cinema, Van Orton è il protagonista di The Game di David Fincher, che non possiamo definire uno dei nostri preferiti, ma quando l’abbiamo visto a 17 anni ci ha così folgorato che da allora ci è sempre rimasto in testa.
Marco: Avrei potuto iniziare anche con i Gremlins o con un altro film di quegli anni; l’intento era di far rivivere in chiava moderna e pop quel genere di cinema che ci aveva così affascinato e appassionato da bambini. L’estetica di Roy Lichtenstein mi ha fin da sempre colpito, i suoi riferimenti al fumetto e l’utilizzo delle texture e delle linee spesse, quindi istintivamente ho cercato di ispirarmi a quel mondo anche per i nostri poster. Parallelamente abbiamo deciso di sperimentare anche una chiave differente giocando sul richiamo alle vetrate delle chiese gotiche. 

Il fatto di essere gemelli incide in qualche modo nel processo di creazione di un progetto?
Stefano: Di norma andiamo molto d’accordo e ogni progetto è strutturato in questo modo: Marco parte con la fase iniziale della bozza e con la realizzazione del disegno in bianco e nero mentre io seguo tutta la parte della colorazione e della scelta del pattern, fino alla conclusione. Poi durante il processo di creazione accade che ci diamo dei suggeriementi o che modifichiamo qualcosa in corso d’opera. 

Diteci tre cose che avete visto, ascoltato o letto e che vi hanno molto colpito e che volete consigliarci. 
Qui nel nostro studio abbiamo vari strumenti musicali, una volta avevamo un gruppo, quindi anche la musica è una passione importante. Consigliamo sicuramente Kind of Blue, di Miles Davis, che potremmo ascoltare tutto il giorno e perchè ci dà sempre tanta leggerezza. Poi un videogioco che ci ha colpito tantissimo ed è stato un’esperienza intensa e profonda: Zelda, Breath of the Wild, l’ultimo uscito su Nintendo Switch qualche anno fa. Un capolavoro per ambientazione e grafica. Infine per Ted Lasso, una serie su AppleTV che unisce vari temi e fa sia ridere che riflettere.

Da cosa vi lasciate ispirare prima di mettervi al lavoro per un progetto?
La cosa interessante è che per ogni progetto il processo può essere leggermente diverso. Abbiamo sperimentato diversi stili e ci siamo sempre divertiti a trovare nuove ispirazioni capendo poi come creare un nuovo immaginario Van Orton. 

In quale di questi stili vi ritrovate di più?
Stefano: 
Direi un po’ tutti ma principalmente lo stile pop degli inizi, con quei colori accesi e le linee marcate. Ogni volta ci divertiamo a tornare alle origini modificando alcuni particolari ma resta quello che ci rappresenta meglio. 
Marco: Se penso ad un progetto che ci identifica molto mi viene in mente il lavoro che abbiamo fatto sui led wall che facevano da sfondo al concerto di Bon Jovi. Le vetrate altissime e luminose e l’effetto finale digitale era in linea perfetta con il nostro stile. Vorrei sempre che un lavoro risultasse molto acceso e enfatizzato, proprio come una vera e propria vetrata gotica. 

C’è qualche progetto interessante a cui avete lavorato di recente?
Stefano: 
Sicuramente il corso online sull’illustrazione digitale che abbiamo fatto per Domestika, di cui avete già parlato. Nel corso spieghiamo i passaggi e gli strumenti per realizzare un lavoro in stile pop geometrico partendo da una propria immagine di riferimento per poi declinarla su diversi supporti, come ad esempio il packaging per una action figure o degli adesivi. Parliamo anche di tutto quello che ha fatto contribuito a creare il nostro immaginario dell’infanzia e dell’approccio nostalgico che ancora oggi ispira i nostri progetti. 

Cosa avete intenzione di “vanortizzare” prossimamente?
Abbiamo fatto tante cose che ci hanno dato grandissime soddisfazioni e c’è ancora tanto che possiamo fare ed esplorare, con idee sempre nuove. Ci piacerebbe lavorare sulla copertina di un disco o un concept album ma anche non farci troppe domande e aspettare il prossimo progetto con curiosità! Per restare aggiornati seguiteci su Instagram!

Comunicatrice seriale, laureata in Scienze Antropologiche e Mass Media e Politica, ha sempre cercato ispirazione nel mondo delle arti e della cultura, fotografia e editoria. Scrive su Picame dal 2021.

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