Il disegno e la musica sono per Riccardo espressioni della stessa personalità artistica e professionale, volte a raccontare l’unicità della propria visione
Romano, classe 1980, Riccardo Gola è illustratore, art director e contrabbassista jazz. C’è tanto minimalismo visionario dai colori pastello nella sua opera artistica, ma anche molti ritratti pittorici di grandi personalità, che strizzano spesso l’occhio al mondo della musica. Non manca poi la sua visione sulle copertine di romanzi e dischi; illustra anche campagne pubblicitarie, crea visual per festival e mostre. È recente la notizia che una delle sue illustrazioni è stata selezionata (per la seconda volta, la prima l’anno scorso) tra le 40 opere vincitrici dell’edizione 2021 di Posterheroes.
Illustrare per Riccardo è anche provare a rappresentare l’impossibile, portare lo spettatore a spingersi un po’ più in là, a immaginare ciò che, per esempio, la fotografia non può ritrarre. Tante contaminazioni, che si nutrono le une delle altre. Ad accompagnare la gallery dei suoi lavori migliori (che potete comunque approfondire sul suo sito e sull’account Instagram), una bella intervista che ci ha rilasciato.
Ciao Riccardo, e benvenuto su Picame! Presentati ai nostri lettori.
Ciao e grazie! Mi chiamo Riccardo Gola, ho 40 anni e vivo al Pigneto con mia moglie Gaia e le mie figlie Cristina e Matilde. Non riuscivo a scegliere che mestiere fare da grande, allora ho deciso di farne più di uno: sono illustratore, art director e anche musicista jazz professionista (suono il contrabbasso). Sono specializzato in illustrazione editoriale, in particolar modo per copertine di libri e dischi. Anzi direi che la mia passione per l’illustrazione è nata proprio da lì: da 13 anni progetto copertine, e a un certo punto ho iniziato ad avere idee che non funzionavano con la fotografia o con la grafica pura. Così è nato il desiderio di disegnare le idee, o meglio di comunicare concetti complessi attraverso il disegno.
Come descriveresti il tuo stile?
Sono completamente autodidatta e il mio stile – o meglio i miei stili, perché mi ritengo un illustratore abbastanza eclettico – sono il risultato di lunghi anni di prove ed esperimenti con l’illustrazione digitale. Ho una curiosità vorace e adoro tanti artisti con stili molto differenti tra loro; da Emiliano Ponzi a Malika Favre, da Sonia Pulido a Francesco Bongiorni. Sono sicuramente debitore nei confronti di questi disegnatori che mi ispirano e mi stimolano costantemente. Personalmente mi sento in continua evoluzione e non mi ritengo mai soddisfatto pienamente della mia tecnica e del mio stile, anche se mi rendo conto di aver ormai sviluppato alcuni tratti caratteristici e riconoscibili. Penso sempre che il mio lavoro migliore sarà il prossimo!
Le tue opere prendono ispirazione dai grandi personaggi ed eventi del nostro tempo, ma anche dalle storie dei romanzi per cui realizzi le copertine. E infine da suggestioni più “visionarie”. Come nascono e si sviluppano le tue idee?
Parto sempre dal brief, o dalla trama del libro nel caso di una copertina. Cerco di distillare i concetti chiave, le idee fondamentali che bisogna assolutamente comunicare. Cerco poi di trovare maniere originali o interessanti di visualizzare questi concetti e di legarli tra loro, magari trovando collegamenti inusuali. Qualcosa che renda l’illustrazione un po’ paradossale o singolare, che colpisca l’attenzione. Uno dei valori aggiunti delle illustrazioni rispetto alla fotografia o alle fotocomposizioni è proprio questo: è più semplice comunicare il paradosso.
Quali sono uno strumento tradizionale ed uno tecnologico a cui non potresti mai rinunciare?
Sono sempre stato un illustratore digitale, e da quando uso Procreate su iPad non schizzo nemmeno più con carta e matita: quindi direi proprio l’iPad! Ma c’è uno strumento tradizionale a cui non rinuncerò mai, ed è il libro. Per me l’ebook non sarà mai un sostituto vero; sia come lettore che come illustratore e art director, ho bisogno dell’oggetto fisico da soppesare, sfogliare, annusare!
Oltre all’illustrazione, sei anche jazzista. La musica riesce a ispirare i tuoi lavori?
La musica è la base del mio lavoro da illustratore: se non sto ascoltando musica non riesco a disegnare nulla. Perciò ascolto quotidianamente tonnellate di musica diversa, non solo jazz ma anche musica classica (soprattutto del 900), soul e rock alternativo. Questo mi torna utile anche nella mia professione di musicista, perché mi sono fatto una cultura musicale fuori dal comune!
Qual è uno dei lavori a cui sei più affezionato?
“La storia del jazz in 50 ritratti” è uno dei miei lavori più importanti, e sono molto affezionato al primo ritratto che ho realizzato, e su cui ho sviluppato lo stile che poi ho usato per tutto il libro. Ovviamente non poteva che essere di un contrabbassista, il grandissimo Charles Mingus!
“La storia del jazz in 50 ritratti” – Charles Mingus
C’è qualche progetto a cui stai lavorando che ti sta appassionando e di cui puoi rivelarci qualcosa?
Sta uscendo in questi giorni per la Parco della Musica Records “Mania Hotel”, il disco di un progetto jazz in cui milito da anni, Simone Alessandrini Storytellers. Sono molto orgoglioso della copertina perché è il primo disegno originale in cui ho utilizzato la tecnica di ritratto “pittorica” che ho sviluppato per il libro dei ritratti jazz. È stato un lavoro strano perché la copertina mi è praticamente apparsa in testa mentre camminavo in montagna, non ho dovuto fare nessuno sforzo, era chiara nei minimi dettagli fin dall’inizio. Una rarità!