A dispetto del nome da forestiero Ray Oranges nasce in Calabria, in un piccolo paese che si affaccia sul mare, per trasferirsi poi a Firenze dove oggi vive e lavora. Mi sono imbattuto il lui attraverso Instagram, rivelatosi negli ultimi mesi un’incredibile fucina di talenti ed uno strumento sorprendentemente immediato per linkarsi ad essi.
“Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. La semplificazione è il segno dell’intelligenza”.
Questo affermava l’immenso Munari, in uno scritto di molti decenni fa, esaltando la capacità di sottrarre piuttosto che di aggiungere. In ciò, lo abbiamo visto, è maestra contemporanea Malika Favre, che nella nostra intervista chiarisce come il processo si sintesi sia la base di partenza di ognuno dei suoi lavori. Anche in Ray ho ritrovato questa rara capacità di eliminare dalla scena ogni elemento superfluo alla narrazione, concedendo ampi spazi vuoti riempiti di tinte piatte e lasciando alla luce – e all’ombra – il compito di delineare con delicatezza le forme.
Ray annovera tra le sue collaborazioni realtà come Coca-Cola, Il Sole 24 Ore, Wallpaper* Magazine, AirBnb, WIRED UK, Peroni Nastro Azzurro e, udite udite, PICAME, a cui ha regalato un header che strizza l’occhio alle opere di Mirò!