Tutti amiamo pensare alla bella stagione, alle vacanze e agli oziosi weekend al mare. Senza nulla togliere al piacere di godersi un meritato relax vorrei, a mio modo, suggerire un po’ di attenzione e rispetto per l’ambiente naturale marino.
L’8 giugno si celebra la giornata mondiale degli oceani che ci ricorda, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la plastica e gli altri rifiuti stanno compromettendo l’equilibrio dei nostri mari. Tristemente diffusi in ogni oceano, anche nelle zone più remote e lontane dagli insediamenti umani, questi scarti stanno ritornando attraverso la catena alimentare nei nostri piatti sotto forma di microplastiche.
L’argomento è costante fonte di ispirazione per fotografi, illustratori, artisti e agenzie pubblicitarie che realizzano immagini e campagne di sensibilizzazione per le più note organizzazioni internazionali dedite alla tutela dell’ambiente. Anche in un nostro recente articolo dedicato allo street artist Mrfijodor abbiamo potuto apprezzare un’eloquente opera su questo tema.
Quella che segue è una galleria che ho creato selezionando le immagini più originali. Tra quelle più efficaci e creative c’è la campagna che Ocean Care ha realizzato giocando sulla somiglianza che intercorre tra gli abitanti del mare e i rifiuti che li minacciano.
L’onda è stata spesso usata come icona di riferimento, basta vedere questa illustrazione di Nic Mac, ispirata alla grande onda di Hokusai.
Un’immagine iconica per la sua semplicità e forza è quella usata dal National Geographic per la campagna “Planet or Plastic?”
Una campagna lanciata da un famoso brand di birra in collaborazione con Parley for the oceans in diverse città del mondo in occasione del Worlds Oceans Day 2018. La scultura è realizzata con i rifiuti di plastica prodotti nella città dell’installazione. Quella che vediamo è l’intervento realizzato a Melbourne.
Dal WWF un paio di immagini dall’inequivocabile messaggio.
Plastic Kills ha scelto la via dell’illustrazione concettuale per la sua immagine guida, ideata dallo spagnolo Séptimo Studio.
L’illustrazione di Rachael Amber suggerisce la stessa idea con una formulazione diversa.
E così Roberto Cigna, che ci propone un piatto tutt’altro che allettante.
John Holcroft inverte le parti e crea una specie mutante.
Molti si sono cimentati con vere sculture di pesci realizzati con rifiuti plastici. Tra queste la Plastic Whale Plasticus per la campagna di Sky e, nell’immagine, una balenottera azzurra lunga più di 11 metri e realizzata con 4.500 chili di plastica raccolta negli oceani che emerge dalle acque di un canale della città di Bruges, creata dallo Studio KCA.
Tra gli artisti che realizzano sculture con la plastica riciclata la sensibilità di Sayaka Ganz spicca per qualità tecnica e creativa.
Steve McPherson ha invece un approccio decisamente più astratto e ricompone i rifiuti plastici in lavori dalla suggestione singolare.
Tan Zi Xi, illustratrice e artista di Singapore, ha creato un’installazione composta da oltre 20.000 rifiuti di plastica, sospesi a mezz’aria per ottenere l’effetto di essere sott’acqua, accresciuto dagli specchi sulle pareti e dalle luci blu.
Il fotografo Benjamin Von Wong ha immaginato le sirene in un mare creato con 1.000 bottiglie di plastica. In “The Parting of the Plastic Sea” ha invece realizzato un’installazione con 168.000 cannucce di plastica usate. In “Plastikophobia” infine ha ricreato un ambiente sottomarino riutilizzando 18.000 bicchieri di plastica.
Willy Verginer riconoscibile per le sue sculture in legno dipinte a fasce monocrome, è un artista dall’anima ambientalista, che celebra con le sue opere speranze e scetticismi sul futuro del nostro pianeta.
Nella visine dell’illustratore italiano Francesco Fontana se Cristo tornasse a camminare sulle acque incontrerebbe qualche difficoltà in più.
Anche per la Venere di Botticelli le cose oggi sarebbero più difficili. Lo ha immaginato Giulia Rosa.
Lily Padula immagina una giornata al mare purtroppo ormai quasi realistica.
Infine Raquel Aparicio ha avuto l’idea di inquinare con la plastica anche i dipinti famosi, come nel caso della famosa Ofelia del preraffaellita John Everett Millais.