Dare una voce e un volto alle persone che si sono trovate, senza preavviso, recluse all’interno delle proprie abitazioni, attraverso l’arte partecipativa. È l’ambizioso progetto di Mauro Mazzara, che nelle scorse settimane ha realizzato 58 ritratti ad acquerello, uno per ogni giorno di lockdown.
È stato un appello quello che l’artista ha rivolto alle persone: “raccontatemi le vostre storie“. Le ha immaginate intrappolate in teche di cristallo, tanto trasparenti quanto invalicabili, isolate nella loro dimensione domestica ma allo stesso tempo connesse col resto del mondo grazie ai social. È il privato che diventa pubblico, attraversando la sete al grido di “ESISTO!”
Ciao Mauro, raccontaci di te.
Mi chiamo Mauro Mazzara, sono nato nel 1980, sono un illustratore ed insegno disegno e tecniche pittoriche alla Scuola Internazionale di Comics di Milano e Brescia. Formato presso la Civica Scuola Arte & Messaggio di Milano e l’Accademia di Belle Arti di Brera (pittura), lavoro come illustratore freelance dal 2008 per editoria, comunicazione e moda. La pittura è sempre rimasta, nel frattempo, il mezzo attraverso il quale esprimermi: mi sono sempre considerato un “tramite” nel raccontare le persone e la loro storia. La mia serie “Monochromatic Stains” mi ha portato, qualche anno fa, ad esporre a Milano, Roma, Londra, Zurigo, vincendo anche qualche premio.
Parlaci della serie di ritratti che hai realizzato durante il lockdown.
All’inizio della quarantena mi sono trovato sommerso, sui social, da migliaia di persone che si raccontavano e raccontavano la situazione in mille modi diversi. La stragrande maggioranza facendo solo un gran vuoto rumore, per essere onesto. Io, reputando che la mia persona o la mia storia di per sé non valessero la pena di intasare ulteriormente la rete, dopo giorni, ho “visto” come forse avrei potuto contribuire in modo pro-positivo in questa situazione assurda dovuta al Covid-19: raccontare le persone. Siamo, eravamo, tutti all’interno delle nostre scatole di cristallo (o plexiglass, comunque “gabbie” trasparenti) perennemente connessi con il resto del mondo attraverso i nostri smartphone. Ho cercato così, attraverso i miei canali social, persone che volessero raccontarsi (dando loro alcune linee guida). Il risultato è ciò che vedete: una persona (o nucleo familiare) per ogni giorno dei 57 di quarantena vissuti.
Secondo te perchè sentiamo così forte il bisogno di mostrarci attraverso i social?
Warhol aveva giustamente previsto che, nel futuro, avremmo tutti avuto i nostri minuti di celebrità. Credo che il social sia il modo più rapido per ottenere questo risultato. È il mezzo perfetto per apparire immediatamente a più persone possibile. Poco importa poi se è per un balletto mezzi nudi su Tik Tok o per lanciare il messaggio più profondo ed importante del mondo. Quando ero studente io, 20 anni fa, cercavo approvazioni e critiche nella cerchia delle mie conoscenze, non avevo altro pubblico. Oggi abbiamo un pubblico quanto più vasto siamo in grado di procurarci a suon di like e follow. Apparire, ad ogni costo, per gridare al mondo che esistiamo.
Come si evolverà il progetto?
Non so di preciso. Essendo acquerelli (ho cominciato così anche per mostrare la tecnica alla mia classe di illustrazione), le scansioni sono sempre complesse, ma magari ne farò una piccola pubblicazione, o una mostra. O entrambe… o magari nulla. Non so ancora.
Di seguito trovate una selezione di ritratti seguita da alcuni dipinti di Mauro. Per tutto il resto visitate il suo sito web.