La tecnica che caratterizza le illustrazioni di Marina Marcolin è l’acquerello: la trasparenza brillante e profonda delle pennellate illumina le tavole in modo quasi tattile, anche nelle composizioni notturne. Al centro dei suoi lavori c’è il dialogo tra uomo e natura, che si esprime attraverso intrecci e metamorfosi, con forme a volte sfuggenti e indefinibili, perennemente in bilico tra sogno e mistero. Visioni che suggeriscono il silenzio della contemplazione.
La carriera di Marina è ricca di premi e riconoscimenti. I suoi libri sono pubblicati da illustri case editrici italiane ed estere, le sue tavole sono state esposte in tutto il mondo, dal Giappone all’America, e naturalmente in Italia. L’header che ha voluto realizzare in esclusiva per i lettori Picame è un auspicio benaugurante di inizio anno per la nascita di nuovi progetti ed emozioni da condividere. Le ho rivolto qualche domanda per farvela conoscere meglio.
Ciao Marina, benvenuta su Picame. Vuoi presentarti ufficialmente ai nostri lettori?
Vengo da Vicenza (da 15 anni però ho scelto di vivere sui colli, in mezzo alla natura) e lavoro come illustratrice e pittrice freelance. Collaboro principalmente con editori, riviste di viaggio, gallerie e insegno acquerello e disegno in giro per l’Italia.
Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
Così pochi, la scelta è difficile… I miei tre sempreverdi: William Turner, Andrew Wyeth, Mark Rothko.
Quanto ritieni importante per un artista la presenza sui social media?
In questo momento è importante mostrare il proprio lavoro e la presenza sui social media aiuta moltissimo, se fatta a propria misura, ma non la ritengo indispensabile. Anzi, in certi periodi trovo sia utile, per il percorso personale, prendersi delle pause dal “rumore di fondo”. La visione diventa più limpida (e le inevitabili interruzioni diminuiscono).
Cosa c’è sulla tua scrivania?
Il tavolo dove lavoro è piuttosto grande (ma cerco di tenerlo sempre abbastanza ordinato) e la lista potrebbe essere lunga: blocco da disegno, album da acquerello, ritagli di carte di varie grammature, gli ultimi tre sketchbook, pennelli, tubetti di acquerello e tempera, matite, carboncini, il portatile, la lista delle cose da fare (quella del Printclub è la mia preferita), due cartelle: una con i lavori in corso, l’altra con i progetti personali, “oggetti” e libri che mi aiutano con le ispirazioni per il lavoro che ho in corso d’opera.