Maria Svarbova vive a Bratislava dove si è diplomata presso la scuola di Arti Applicate Josefa Vydru diventando in poco tempo una delle fotografe più influenti del panorama contemporaneo grazie alla visibilità ottenuta su Vogue, CNN, The Guardian e alle collaborazioni con Apple e Murata. Durante i suoi studi si è allontanata dalla tradizione per sperimentare con spazi, colori e atmosfere, orientando il suo punto di vista verso l’architettura e gli spazi pubblici del periodo comunista della Slovacchia. La sua visione postmoderna si evince anche dalla scelta dei soggetti, freddi e inespressivi, ritratti in momenti di vita quotidiana ma privi di emozioni, come corpi amorfi svuotati della loro personalità.
L’ultimo progetto di Maria Svarbova si intitola Swimming Pool ed è diventato un libro. L’idea nasce nel 2014 quando un’amica le suggerisce di esplorare una piscina quasi secolare a Zlaté Moravce. Ad oggi la raccolta include scatti realizzati in 13 piscine, tutte di città diverse, costruite tra il 1920 e il 1970 con uno stile architettonico funzionalista, emblema dell’epoca comunista. Sono diventate il set perfetto per ambientare una versione futuristica delle Spartakiad: eventi di ginnastica di massa organizzati dal governo in cui migliaia di partecipanti eseguivano all’unisono routine ed esibizioni sportive. L’effetto straniante è amplificato dalla presenza di nuotatrici immobili, quasi irreali, con i loro costumi monocromatici, i colori saturi e una post-produzione che moltiplica i corpi simmetrici ed elimina quelli asimmetrici.
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