Intervista al Maestro dei collage, Lorenzo Petrantoni

da | 18/07/2014 | Interviste

[English version along the postLa composizione dei suoi collage è solo l’ultima fase di un processo creativo che parte da lontano, per l’esattezza dal XIX secolo. Come un vero archeologo dell’illustrazione, Lorenzo Petrantoni ha fatto di viaggio e ricerca i pilastri fondamentali della propria produzione artistica, delineando uno stile unico che lo ha reso famoso a livello internazionale.

Negli ultimi anni ha esposto praticamente in tutto il mondo e lavorato per clienti come Coca Cola, Newsweek, New York Times, Vogue, Swatch, Wired, giusto per citarne una minima parteAntichi volumi dimenticati, un taglierino ed una fotocopiatrice sono tutto ciò di cui Lorenzo ha bisogno per superare le frontiere della creatività. Sentirlo parlare è come intraprendere un piccolo viaggio nel suo mondo immaginario fatto di storie e ricordi, dove a rompere il silenzio c’è solo il rumore del lento scorrere delle pagine.

Ciao Lorenzo, benvenuto su PICAME. Vista la peculiarità del tuo lavoro di artista è curioso che io ti abbia scoperto proprio in una libreria. Mi trovavo a Milano, da SOLO Vinili, quando ho notato sullo scaffale la splendida copertina di TIMESTORY, il libro che raccoglie il meglio delle tue produzioni. In quel preciso istante ho deciso che ti avrei scritto.
Il libro è una raccolta di tutto quello che ho realizzato fino al 2012. Negli ultimi 2 anni la mole di lavori che ho prodotto è come minimo triplicata, quindi per me si tratta di una pubblicazione ormai vecchia, un archivio che riassume la fase iniziale del mio percorso. Mi ha fatto molto piacere lavorare con Gestalten perchè l’ho sempre considerata una delle migliori case editrici nel settore della grafica sperimentale e con loro ho avuto un ottimo rapporto.

Sei nato e cresciuto a Genova ma la tua carriera di creativo inizia in Francia, dove hai lavorato per un certo periodo nel mondo dell’advertising. Quando hai capito che il tuo mestiere sarebbe stato quello dell’illustratore? Il tuo background come pubblicitario ti è tornato utile in futuro?
Ho lavorato come art director per circa 17 anni in diverse agenzie di comunicazione come Armando Testa, Young & Rubicam, Leo Burnett. Parallelamente, di sera e nel tempo libero, coltivavo la mia passione per la grafica e per il XIX secolo, dalla cui unione nascevano le mie particolari illustrazioni. Fare l’art director mi ha permesso di avere una visione più a 360 gradi della potenzialità delle immagini, veicolandole non solo attraverso un unico canale ma utilizzando più canali possibili come moda, design, televisione. Ecco perchè non realizzo esclusivamente illustrazioni statiche ma anche installazioni, animazioni, video.

“Ogni illustrazione è formata da centinaia se non migliaia di immagini fotocopiate dalle pagine dei volumi, ritagliate una per una e incollate a comporre l’immagine”

La ricerca è uno degli aspetti fondamentali del tuo lavoro. Come un archeologo dell’illustrazione vai alla riscoperta di antichi libri di testo, dizionari e volumi del XIX secolo abbandonati sugli scaffali delle librerie. Un lavoro che, hai affermato, ti assorbe per diverse ore e non sempre dà i suoi frutti. Cosa accade quando invece trovi un libro che ti piace?
La ricerca è affascinante, intrigante e sempre molto approfondita. Mi capita spesso di recarmi in Francia o in Inghilterra alla scoperta di vecchie librerie, bouquiniste e biblioteche dove trovo di tutto, da libri molto costosi e rari a vecchi volumi abbandonati su scaffali e sommersi dalla polvere. Qualche giorno fa, camminando per le strade di Parigi, ho scoperto per puro caso un libraio specializzato in libri di sesso del ‘700-‘800, volumi incredibili a prezzi altissimi che si trovano solamente nelle librerie tematiche. Anche la fortuna gioca un ruolo importante, capita di trovare un capolavoro dopo solo 5 minuti di ricerca come di non trovare assolutamente nulla e tornare a casa a mani vuote.

Hai mai intrapreso un viaggio appositamente per andare alla ricerca di questi libri?
Solitamente accade proprio questo. Una volta sono stato cinque giorni a Lione per visitare tutti i bouquiniste della città. Scelgo Francia ed Inghilterra perchè la qualità di stampa dei libri antichi mediamente è migliore rispetto a quelli italiani.

“Trovo straordinariamente belle le incisioni del XIX secolo; era l’epoca immediatamente antecedente la nascita della fotografia quindi tutto ciò che accadeva veniva disegnato”

Le tue illustrazioni sono incredibilmente ricche e dettagliata, la tecnica contrariamente è molto semplice. Carta, taglierino, colla ed una fotocopiatrice (preferibilmente analogica) sono i tuoi unici strumenti di lavoro.
Ogni illustrazione è formata da centinaia se non migliaia di immagini fotocopiate dalle pagine dei volumi, ritagliate una per una e incollate a comporre l’immagine. Una volta completato, il collage viene scansionato e finalizzato con il computer. Grazie al supporto della tecnologia digitale non ci sono praticamente limiti, un’immagine di 10 cm può essere riprodotta anche alta 10 metri.

Cosa ti attrae del XIX secolo tanto da decidere di basare il tuo lavoro esclusivamente sugli stilemi di quell’epoca?
Tutto nasce dalle immagini. Trovo straordinariamente belle le incisioni di quel periodo; era l’epoca immediatamente antecedente la nascita della fotografia quindi tutto ciò che accadeva veniva disegnato. Esiste un patrimonio enorme di illustrazioni abbandonate nelle librerie, che riscopro ed a cui dono nuova vita nei miei collage.

Una così forte caratterizzazione dei tuoi collage ti ha mai limitato nella scelta dei committenti, magari al punto da dover rifiutare un lavoro perchè fuori dalle tue corde?
Alcune volte è capitato di dover rifiutare dei lavori perchè poco interessanti o stimolanti. Generalmente, data l’identità particolamente riconoscibile e forte delle mie illustrazioni, chi mi contatta sa già quello che vuole. Certo non mancano le sfide, brand che magari sono distanti dal mio stile ma vogliono lavorare con me e quindi insieme si trova la soluzione.

Hai esposto praticamente in tutto il mondo, curando installazioni spesso imponenti come quella presso Le Bon Marchè a Parigi o la stessa TIMESTORY a Milano. Immagino ti abbiano richiesto un grande investimento in termini di tempo ed energie. Quanto è importante per un artista dedicarsi all’aspetto promozionale del proprio lavoro?
È certamente un aspetto fondamentale. Promuovere il proprio lavoro significa dargli prestigio, renderlo aspirazionale. Anche la gestione del lavoro è importante, ma la regola principale rimane comunque una: fare un bel lavoro. Indipendentemente dal cliente e dal budget bisogna creare sempre qualcosa che ci soddisfi pienamente, il resto seppur molto importante rimane un contorno.

“La promozione è un aspetto importante ma la regola principale rimane comunque una: fare un bel lavoro”

Qual è l’ambiente dove sei solito dedicarti alla produzione dei tuoi lavori?
Ho un ufficio a Milano che utilizzo per gestire il lavoro, mandare mail e finalizzare i collage al computer. La parte creativa la faccio invece a casa, dove ho tutti i miei libri e la fotocopiatrice, e dove posso permettermi di non badare più di tanto agli orari. Lavorare molto con l’America impone di essere reperibili e disponibili anche nelle ore serali.

Nel documentario che ti hanno dedicato Philippe Daverio e Jean Blanchaeert scendi ulteriormente nel dettaglio dei vari aspetti di cui abbiamo parlato fin’ora. Solo una curiosità ci resta, che fine fanno gli originali dei tuoi collage?
Non sono particolarmente affezionato agli originali che al momento vengono accatastati all’interno di cassetti. Non ho ancora pensato cosa farne, sicuramente non ho intenzione di svenderli a poco prezzo. Mi stimola l’idea, un domani, di esporli in un contesto adeguato magari mettendo di fianco ad ognuno la corrispondente versione “digitale”.

Grazie per la tua disponibilità e gentilezza, speriamo capiti presto l’occasione per conoscerci, magari davanti ad una Perrier ghiacciata.
Molto volentieri, mi ha fatto piacere conoscervi ed alla prima occasione verrò a trovarvi nella vostra redazione a Novi Ligure!

Lorenzo Petrantoni portfolio


ENG

[Translations: Stefano Bagnasco]

The composition of his detailed collage represents just the last step of an ancient creative process, started in the 19th century. As an archaeologist of illustration, Lorenzo Petrantoni considers travelling and research the fundamental cornerstones of his own artistic production, drafting an unique style that made him famous all over the world. During the last years, he exhibited almost everywhere and worked for many clients as Coca Cola, Newsweek, New York Times, Vogue, Swatch, Wired, just to mention a few. Old forgotten volumes, a cutter and a photocopier are all the things that Lorenzo needs to pour out new, incredible visions to crash the frontiers of creativity. Listening to him feels like embarking on a trip in his imaginary world made of stories and memories, where the silence is broken by the flow of pages.
Hello Lorenzo, welcome to PICAME. Considering the peculiarity of your work as an artist, it’s pretty curious that i discovered you in a library. I was in Milan, at SOLO Vinili, when I noticed the magnificent cover of TIMESTORY on the bookcase, the best collection of your productions. That was the precise moment I decided to contact you.
The book is a collection of all I realised until 2012. In the last 2 years the workload I produced is at least tripled, so for me that is an old publication, a summarising archive of my beginning phase. I really loved to work with Gestalten because I’ve always considered it as one of the best publishing house in the field of experimental graphic.
You were born and raised in Genova but your career begins in France, where you’ve been working for a certain period in the advertising world. At some point you knew that you would have been an illustrator. How did this process take place? Was your adman background useful?
I worked as art director for 17 anni in several communication agencies such as Armando Testa, Young & Rubicam, Leo Burnett. Parallely, in the evening and in the free time, I cultured my passion for graphics and the 19th century: my illustration were born by their linkage. Doing the art director helped me to have a complete vision of the images potentiality by using multiple channels as fashion, design, television. That’s why I don’t exclusively realize static illustration but also installation, animations, videos.
Research is one of the fundamental aspects of your job. As an archaeologist of illustration you rediscover old volumes and dictionaries of the 19th century abandoned on the bookcases. An adsorbing work that not always yield benefits. What happens when you find a book you like?
Research is fascinating, intriguing and exhaustive. I usually go to France or England to find ancient libraries and bouquiniste where I find everything, (expensive books, old volumes covered by dust and so on). Some days ago, walking through paris, I found by chance a librarian specialized in sex books of 18th-19th centuries, high-priced incredible books impossible to find. Even luck plays an important role, it happens to find a masterpiece just after a 5-minutes research but also to fail.
Have you ever travelled purposely to find these books?
It usually happens this. Once I’ve been five days to Lione to visit all the bouquiniste of the town. I choose France and England because of the printing quality of the ancient volumes.
Your illustration are incredibly rich and detailed, differently the technique is very simple. Paper, cutter and photocopier (analogical) are your unique working tools.
Every illustration is composed by hundreds or thousands images photocopied from the volumes pages, cut and pasted one by one. Once completed, the collage is scanned and finalised with the computer. Thanks to digital technology, you don’t have limits.
What does entice you so strong about 19th century?
Everything rises from the images.I find the incisions of that period very interesting; those were the years immediately preceding the photography, when everything was drawn. A large heritage of illustration abandoned in the libraries, rediscovered in my collage.
Did the high characterisation of your work ever limited the choice of your clients?
Sometimes it happened. Generally the client that deal with me, knows me very well. But I’m not afraid of challenges: if a brand is far from my style but strongly wants to work with me, we find the solution.
You have exhibited virtually anywhere in the world, taking care of impressive installations as the one at Le Bon Marché in Paris or the same TIMESTORY in Milan. I guess it has required a large investment of time and energy. How important is for an artist to devote himself to self-promotion?
It is certainly a key issue. Promoting your work means to give prestige, to make it inspirational. Even the management of the work is important, but the main rule is still one: do a good job. Independent of the customer and the budget you always have to create something that satisfies us fully. The rest, though very important, remains a boundary.
What is the environment where you usually devote yourself to the production of your work?
I have an office in Milan I use to handle the job, send email and finalize the collage. I do the creative part at home, where I have all my books and the photocopier, and where I can afford not to care much for schedules. Working a lot with America impose to be searchable and available even in the evening.
In the documentary that Philippe and Jean Davenport Blanchaeert dedicated to you, you descend further into details on the various aspects that we talked about so far. We just have one more curiosity, what happens to the originals of your collage?
I’m not particularly fond of the originals that are currently stacked in drawers. I have not thought about what to do, certainly I have no intention of watering down the cheap. The idea excites me, one day, to expose them in a proper context perhaps putting next to each corresponding version of the “digital”.
Thanks for your time and kindness, we hope it will happen soon to have the opportunity to know each other, perhaps in front of an ice-cold Perrier.
Very happily, I was pleased to meet you and I will come to visit you soon in your press office in Novi Ligure!
Designer e art director, è fondatore e direttore di Picame dal 2008 e co-fondatore di fargostudio.com, agenzia specializzata in design e comunicazione.

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