Tra i nomi più interessanti del panorama dell’illustrazione contemporanea c’è sicuramente quello di Lorenzo Gritti, affermato artista che vanta collaborazioni con tutte le più importanti testate mondiali e insignito della prestigiosa Gold Medal della Society of Illustrators.
Lorenzo muove i primi passi nel mondo del lavoro come educatore senza però mai smettere di disegnare. Dal momento in cui sceglie di fare l’illustratore a tempo pieno il suo stile inizia un’evoluzione che lo porta sempre più verso la pulizia e l’essenzialità: i suoi disegni sono composti sostanzialmente da macchie di colore che, sovrapponendosi in parte le une alle altre, vanno a definire con sorprendente precisione i vari soggetti. Per rendervi meglio conto di quanto il tratto di Lorenzo sia cambiato negli anni mettete a confronto le immagini incluse in un nostro articolo del 2014 con quelle di oggi.
Questa abilità di sottrazione trova la sua massima espressione nei quick portraits, ritratti realizzati in digitale molto richiesti da tutte le più importanti riviste. Lorenzo ne ha riuniti alcuni nell’header che ha voluto regalare a tutti i lettori di Picame e che apre l’intervista in cui ci racconta le ultime novità che lo riguardano.
Ciao Lorenzo, bentornato su Picame. Il nostro primo incontro risale al 2014, periodo in cui iniziavi a raccogliere le prime soddisfazioni professionali nel campo dell’illustrazione. Cosa è successo nel frattempo?
Nel frattempo ho iniziato a lavorare a ritmi sempre più sostenuti, iniziando a gestire più progetti contemporaneamente. Ho iniziato ad avere delle collaborazioni fisse con Penguin Random House, con GQ, con il Texas Monthly Magazine ed altri. Ho cominciato a fare molti ritratti per il New Yorker, Variety Magazine, la rivista Domus ed altri. Ho lavorato per l’ Australia e per Europa: Germania, Francia, Finlandia, Regno Unito, Danimarca ed altri.
Prima di diventare illustratore hai insegnato per diversi anni. Quando e come hai capito di voler seguire le tue vere aspirazioni professionali e di vita?
Ho fatto l educatore per più di 10 anni nei quali non ho mai smesso di disegnare. Poi la mia ragazza di allora mi spinse a mandare i miei disegni in giro ed a prendermi un anno da dedicare esclusivamente al disegno. Ho frequentato il Mimaster, poco dopo mi ha contattato la mia attuale agente Ella Lupo della Purple Rain Illustrators e da li ho iniziato a lavorare con i primi clienti oltreoceano.
Nel 2017 ti è stata assegnata la Gold Medal dalla Society of Illustrators di New York, cosa ha significato per te e come ha influito sulla tua carriera?
Sicuramente un inaspettato e bel riconoscimento. Da lì in poi i “Quick Portraits” vincitori sono stati richiesti da moltissime riviste negli Stati Uniti e in Europa.
Lavori con molti clienti ed editori oltreoceano, trovi delle differenze a livello professionale e umano rispetto all’Italia?
Negli Stati Uniti c’è sempre molta chiarezza rispetto ai compensi. In genere nella prima email viene descritto il progetto e viene definito il budget. Questo fa la differenza quando si deve scegliere tra più progetti in tempi stretti.
I tuoi lavori sembrano fatti a mano. Ricerchi volutamente questa “imitazione” delle tecniche tradizionali?
Sicuramente all’inizio sì. Ora mi concentro molto più sulle forme, soprattutto dei personaggi, e sui colori. I colori sono infatti diventati sempre più causa di ricerca e lavoro. Ho una mia palette che espando continuamente, pur restando “affezionato” ad alcuni colori che non abbandono mai.
C’è una tipologia di illustrazioni che prediligi?
Ultimamente faccio molti ritratti. Mi diverto molto con Penguin Random House ed il sito Readitforward.com dove mi lasciano assoluta libertà di sperimentare nuovi modi in ogni ritratto.
Le copertine dei libri mi piacciono molto, con Penguin Books ho recentemente illustrato la cover ed il retro di copertina di un libro su Jeff Goldblum, un progetto davvero divertente.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Sicuramente i vecchi fumetti. Mi piacciono molto i fumetti americani degli anni ’40 e ’50, passo molto tempo a studiare le vignette e la composizione delle pagine. Mi piacciono anche gli italiani con cui sono cresciuto come i primi Tex.
Cosa c’è sulla tua scrivania?
In realtà ormai lavoro con l’iPad quindi in genere giro per il coworking in cui lavoro e mi siedo dove mi ispira, magari anche su una bella poltrona.
C’è un luogo o un momento della giornata in cui sei più produttivo?
Una volta era sicuramente la notte, ora sto cercando di fare orari più normali ed avendo tante commissioni bisogna essere produttivi un po’ in tutti i momenti della giornata.
Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
Direi Alain Pilon, Brian Rea e Guido Scarabottolo. Non mi stanco mai di guardare i loro disegni.
L’illustrazione perfetta è…
Davvero non saprei, direi che è tutto relativo al momento in cui guardi l’immagine. Ci sono immagini che apprezzo col tempo, altre perdono il loro fascino. Per il mio lavoro in genere c’è un momento in cui mi dico che è ora di fermarsi, l’immagine è pronta, mi piace e non cambierei niente. Poi spesso ci pensano gli AD a fartela cambiare 🙂