Mimaster e PICAME in ricordo di Yan Nascimbene [English version along the post]
La video intervista che segue, registrata durante il workshop Mimaster, è forse l’ultima testimonianza dell’immenso calore di questo illustratore venuto una domenica dal freddo. A un anno dalla sua scomparsa.
Un gran freddo lombardo rimbalza sui binari della stazione Cadorna di Milano, siamo ai primi giorni del febbraio 2012, è domenica, di buon mattino. Sto aspettando, in arrivo dall’aeroporto, Yan Nascimbene per la sua settimana di workshop al Mimaster. Sguscia da dietro una colonna un signore dall’aria gentile infagottato in un gran cappotto di altri tempi. Potrebbe aver appena passato il muro di Berlino nel novembre 1989. Mi sorride e a fa subito valere la sua metà italiana, reclama un caffè e un cappuccino.
Yan Nascimbene, di origini italo–francesi, è stato uno dei più intesi illustratori degli ultimi 30 anni. Autore di oltre 50 libri illustrati e di 250 copertine per l’editore Gallimard, può essere considerato fra gli illustratori manifesto per i lettori di classici in lingua francese. Ha ricevuto i più prestigiosi riconoscimenti internazionali dell’illustrazione e del visual design, ultimo, nel 2011, quello della Biennale di Venezia che lo ha selezionato nell’esposizione del padiglione italiano “Italy in the world”. Nato in una famiglia che univa l’Italia operosa del secondo dopoguerra con il mondo della nobiltà francese, Yan ha trascorso la sua vita tra Parigi, la Provenza, Roma e la California. E l’Italia, la Francia e l’America si mescolano continuamente nelle luci, nelle prospettive e nelle atmosfere delle sue immagini in cui non è raro vedere i tetti di Roma illuminati dalla luce della baia di San Francisco. Un linguaggio figurativo che è un crocevia di ricordi di un’esistenza raminga per luoghi e situazioni, una meditazione filosofica sul mistero della vita con la leggerezza dell’acquarello.
In attesa della più italica delle colazioni, Yan prende a raccontare di come abbia iniziato a fare l’illustratore, e la storia ha del classico. Mi dice di aver sempre avuto la malattia del disegno ma l’idea di farne una professione non lo aveva mai sfiorato. Per caso, un amico a Parigi gli consiglia di far vedere i suoi disegni all’art director di Gallimard. Dopo pochi giorni da quel colloquio la sua vita cambia completamente. Sono passati oltre 30 anni da quel momento e intanto è arrivato il cappuccino. Yan lo afferra goloso come un bimbo ma con lo sguardo di chi sta per naufragare nella delizia dei ricordi di una vita. Nel corso della settimana trascorsa con lui fuori e dentro le aule Mimaster riprenderà l’argomento con un un’irresistibile moto di sincerità:
“L’atto di creare, di immaginare, di inventare una storia o un’immagine non è soltanto un piacere, è una necessità. Non so spiegare il perchè di questa necessità però posso dire che è come una droga di cui ho bisogno. E se non posso farlo, provo una mancanza terribile. Potrei dire che magari arrivato a questo punto della mia vita sarebbe bello non lavorare più, mettere tutti i pennelli e le matite in una scatola di metallo e buttarla a mare. Però so benissimo che il giorno dopo mi metterei a disegnare di nuovo, cercherei una matita oppure disegnerei in spiaggia sulla sabbia. Non so il perchè ma è ciò che devo fare. Più che un piacere certe volte è una maledizione”.
Intanto il filtro di latte e caffè ha rapidamente smacchiato dal suo volto i segni del volo intercontinentale. Gli chiedo della sua ultima impresa: illustrare Calvino. Sono molti gli illustratori ad essersi cimentati nell’opera e a non aver riscosso l’approvazione della famiglia dell’autore. Mi racconta di anni di lettere, trattative e appassionati tentativi, poi a metà degli anni ’90 esce “Gli amori difficili” e dì alla fine del 2005 seguono “Aventures”, “Palomar” e forse il suo capolavoro assoluto: “Il barone rampante”. Mi spiega che ha per Calvino un’affinità speciale. Che è affascinato dalla capacità dello scrittore di ricavare un sistema di analisi universale della vita a partire da piccoli fatti del quotidiano. Perché del suo passato, sostiene, non gli è rimasta che una filigrana di sentimenti tessuta di nomi di città, persone, colori. È ora di terminare la colazione e il discorso cade, immancabilmente, sulla settimana di corso che lo aspetta, mi chiede dei corsisti, chi sono, cosa sognano, cosa sperano da lui. Rispondo brevemente e lui commenta più o meno così.
“Spesso i genitori vengono da me, mi mostrano i disegni dei loro figli e mi dicono -Guardi, questo lo ha fatto Elena a soli 8 anni, non è bellissimo? Secondo lei diventerà illustratrice?”-Io non posso rispondere, perchè tutti sappiamo che i disegni dei bambini sono sempre bellissimi, però posso suggerire di fare un’esperienza. Prendete un foglio bianco e una penna, metteteli vicino ai figli e guardate come reagiscono. Li ignorano oppure, anche se stanno pranzando, si mettono a disegnare? Se succede questo allora diventeranno disegnatori, perchè anche loro sono malati”.
—
ENG
The illustrator who came in from the cold.
Mimaster and PICAME in loving memory of Yan Nascimbene.
An intense Lombard cold bounces on the railway line while we stand in Milano Cadorna station, early on Sunday morning, in the first days of February 2012. I’m waiting for Yan Nascimbene, coming from the airport, ready to partecipate to his workshop week at Mimaster. A gentle-looking man appears from behind a pillar, bundled up in a coat of a past time.He could have just passed the Berlin wall during November 1989. He smiles at me and shows up his Italian half, claiming for a coffee and a cappuccino.
Yan Nascimbene, of Italo-French origins, has been one of the most appreciated illustrators of the last 30 years. Author of more than 50 illustrated books and 250 covers for Gallimard publisher, he can be considered as a milestone for readers of french language classicals. He received the most weighty international notices about illustration and visual design, as the last one in 2011 at the Biennale di Venezia, which selected him for the exhibiton in the Italian pavillion “Italy in the world”. Born in a family that linked the hard-working Italy of the postwar with the world of French nobility, Yen has spent his life among Paris, Provence, Rome and California.Italy, France and America mix together continuously in the lights, perspectives and atmospheres of his images in which it’s normal to see the roofs of Rome enlighted by the glare of San Francisco bay. A figurative language, intersection between all the memories of a wandering existance, a philosophic meditation about the mistery of life with the lightness of watercolor.
Waiting for breakfast, Yan starts to tell me how he began to be an illustrator and the story got a classical mood. He’s always been addicted to drawing. But he never thought to do it as his work. For chance, a friend of his gave him the advice to expose his drawings to Gallimard’s art director. After a few days his life changes at all. 30 years have passed from that moment. In the meantime, cappuccino arrives. Yan takes it gluttonous as a child but with a special look in his eyes, starting to sink in old memories. During the workshop week spent with him, Mimaster will talk again about that argument moved by a sincere impulse:
“The act of creating, of thinking, of inventing a story or an image is not just a pleasure, it’s a necessity. I cannot explain why, but I can tell it such as a drug I need to carry on. And if i can’t do it, I fell like something is missing. I could stop at this point of my life, put all the paintbrushes and pencils in a box and throw it overboard. But I already know the day after I will draw again. I don’t know why but I was meant to do this. Sometimes it seems to me like a goddam”.
Coffe and milk have cleaned up form his face all the fatigue of flight.I ask him about his last work: to illustrate Calvino. So many illustrators tried to do it with shoddy results. He tells me of years of letters, negotiations and attempts, until the half of the 90’s when “Gli amori difficili” comes out and then “Aventures”, “Palomar” plus his absolute masterwork: “Il barone rampante”. He’s closely akin to Calvino. He’s smitten by Calvino’s ability of obtaining a system of universal analysis beginning from the simple daily facts. Beacuse all he got left of the past is a watermark of feelings consisting of city names, people, colors. It’s time to end breakfast and our talk touches the topic of the workshop. What he’s going to do, who are the students, their dreams and aspectations. I answer back and that’s what he comments.
“It’s usual that some parents come to me to show drawings of their sons to ask -Isn’t this real good and impressive? It was made by Elena, a 8-years-old child. Could she become an illustrator?- I can’t answer back, because everyone knows that the drawings of babies are always cute, but I can advise them to have an experience. Take a white paper and a pen, put them nearby the child. If he reacts positively, he is going to be an illustrator”.
The video, recorded during Mimaster workshop, is probably the last declaration of the great warmth of this illustrator who came in a cold Sunday. One year after his death.
(ph. Maurizio Tosto per Mimaster)