Nell’unica intervista disponibile, rilasciata al magazine YCK, SilllDA racconta che l’inquietudine vissuta durante la pandemia è riuscita ad accendere in lei una miccia. Nasce così l’idea di unire l’illustrazione horror al disegno tradizionale giapponese. Un modo per esternare, forse, un’interiorità sfaccettata e singolare, con l’obiettivo di incuriosire e affascinare, scatenando lo stesso tipo di fascinazione che avvolge, ad esempio, il cinema horror.
Le donne rappresentate rimandano ai disegni tradizionali delle geishe, dalle linee morbide ed eleganti; i colori, invece, appartengono al mondo pulp, carichi di saturazione e ombreggiature, a sottolineare una vibrazione inquietante.
Il corpo della donna è dissezionato, le sue parti si sostituiscono e si mescolano agli oggetti, restituendo una forte componente di raccapriccio e paura.
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