In un’intervista rilasciata a Anne Telford, nel 2015, Jon Krause ha spiegato: “Amo quando il progetto che mi viene assegnato non può essere rappresentato tramite una fotografia, in nessun modo, quando non è legato ad alcun tipo di simbolismo o metafora preesistenti. È così che posso creare da zero il mio vocabolario visivo“.
Il pensiero riassume la poetica dell’illustratore americano, le cui tavole esprimono una visione del mondo assolutamente originale, seppur legata e doppio filo con argomenti, soggetti e situazioni reali e quotidiane. Di forte impatto, ad esempio, quelle che parlano di malattia, di solitudine pre e post pandemica, di politica e attualità.
Il contrasto tra l’opera e il tema rappresentato è ciò che affascina e ingaggia l’osservatore. Nell’intervista già citata è ancora una volta Krause a spiegare che le sue fonti d’ispirazione sono rintracciabili proprio tra le parole stesse degli articoli che gli viene chiesto di illustrare. Scovare la scintilla all’interno di un testo lo aiuta a costruire (o de-costruire) il concetto, rielaborandolo alla ricerca dei suoi significati alternativi, per raccontarlo da un punto di vista inusuale e unico.
Dal punto di vista tecnico lo stile di Jon è principalmente “old school”, con abbondante uso di colori a olio, acrilici, timbri e incisioni, ma non sono rare divagazioni ne digitale, che donano un aspetto più contemporaneo alle illustrazioni.