Che siano fatte di foglie, di sassi, oppure disegnate sulla sabbia, le opere di Jon Foreman richiedono diverse ore per essere concluse, molto di più di quanto il vento e la marea impieghino per cancellarle per sempre. Ha creato opere anche in ambienti abbandonati, utilizzando vetri rotti, cenere e detriti. La scala varia molto, da poche decine di centimetri a circa 50 metri.
Il più delle volte l’artista inizia i propri interventi senza avere un’idea precisa dell’opera da realizzare. Quella per la land art non è solo una passione, ma anche una terapia, una fuga dallo stress della vita quotidiana e una pratica meditativa che nutre la sua anima:
“Immedesimarsi e perdersi nel processo creativo è una parte importante della land art, un modo per immergersi nella natura e mantenere il proprio equilibrio mentale”
La figura che ricorre maggiormente nella sculture di Foreman è il cerchio, che si presta a molte letture simboliche: dai mandala all’idea dell’eterno ritorno alla forma del pianeta Terra. Il cerchio e anche il quadrato, come nel canone delle proporzioni dell’uomo vitruviano di Leonardo. Ma qui l’uomo non è più la misura di tutte le cose: è una creatura nuda e indifesa accolta nel ventre portettivo della Natura.
La maggior parte del lavoro di Jon Foreman si svolge sulle spiagge del Pembrokeshire, nel Galles, dove è cresciuto e tutt’ora vive con la sua famiglia. In questo suggestivo documentario emerge bene il rapporto umano con le sue creazioni, che sono anche esperienze di vita.
Puoi approfondire la conoscenza di Foreman sul suo sito, intitolato significativamente SculptTheWorld, e seguirlo su Instagram.
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