Abbiamo incontrato Alex Fakso a Milano in occasione del lancio della collezione limitata di t-shirt in collaborazione con 55DSL. Un personaggio che ama gli spunti metropolitani e molto meno gli schemi imposti dalla società moderna. Dentro al post trovate l’intervista completa.
Ciao Alex, presentati ai lettori di Pìcame.
Mi chiamo Alex Fakso e sono un fotografo. Ho pubblicato 2 libri, Heavy Metal e Fast or Die, ed in questo momento sono qui per presentare una serie limitata di tshirt realizzate per 55DSL.
FAST OR DIE. Cosa vuoi comunicare con il titolo del tuo libro?
Ho scelto Fast or Die perché è un concetto alla base della società moderna, la comunicazione e il lavoro ti spingono sempre a muoverti sempre più velocemente, a correre sempre più forte per arrivare verso traguardi che in fondo rimangono sconosciuti ed abbiamo totalmente perso di vista, però se ti fermi vieni calpestato (ucciso), nel senso che se non ti adegui ai tempi moderni anche dal punto di vista tecnologico vieni accantonato, dimenticato. O ti muovi velocemente all’interno di questo contesto sociale o vieni annientato, cancellato, spazzato via.
Hai iniziato a fare fotografie molto giovane e per immortalare i tuoi primi graffiti. Cosa porti sempre con te di quel periodo?
La fotografia che facevo a 13 anni era molto amatoriale, scattavo foto solo perché avevo in mano una macchina fotografica. Di quel periodo nella mia vita porto l’innocenza della scoperta. Negli anni ‘90 internet non era così fortemente radicato e qualsiasi cosa facevi voleva dire iniziare a scoprire un ambiente nuovo: il punk, i graffiti, l’hip hop, il rap, il metal. E quindi le cose migliori che mi sono accadute sono avvenute proprio in quegli anni, dove tutto era fantastico e da conoscere. I viaggi stessi erano un momento di apprendimento. Ora è tutto molto più globale, più ‘easy’… vai online e fai lì, si è perso il gusto della scoperta soggettiva e personale.
Cosa ti affascina delle storie di vita metropolitana? Perché vale la pena raccontarle?
Perché la metropolitana è un ambiente fondamentale in una città, molto importante perché legato alla quotidianità della gente: lavoro, shopping, spendere soldi, mezzo di trasporto per milioni di persone. E’ ancora un luogo estremo dove poter trovare situazioni fuori dalle righe, un po’ pazze.
Hai girato ed attraversato molti luoghi e città per realizzare gli scatti racchiusi nel tuo nuovo libro: raccontaci qualche aneddoto avvenuto nel ‘backstage’.
Sono arrivato a Bucarest ed abbiamo conosciuto un personaggio stranissimo che ci doveva portare in giro facendoci da Cicerone. Si è presentato come il Gipsy King, di chiare origini zingare, uno che sa il fatto suo. L’abbiamo seguito e siamo andati giù in metropolitana con lui. Ad un certo punto mentre parlavamo lui tira fuori il coltello e dice, ‘se devo accoltellare uno non ho problemi a farlo’. La foto presente nel libro con un ragazzo che ha in mano un coltello è proprio uno scatto di lui mentre ci racconta che nei giorni passati aveva tagliato 2 tipi perché l’avevano semplicemente infastidito in giro. Sono rimasto impressionato dalla semplicità con cui raccontava il gesto compiuto ed ancor di più dalle dimensioni della lama del coltello.
I miei amici dicono che non sono un grande fotografo. Hai dei consigli da darmi?
Devi avere un occhio particolare devi saper cogliere certe cose. Se no vuol dire che la fotografia non fa per te, devi concentrarti sui momenti. Capire le dinamiche e la composizione delle cose è fondamentale. I fotografi importanti, non io, ma quelli importanti sanno rendere una frazione di millesimo di secondo un opera d’arte.
Abbiamo incontrato Andrea Rosso esattamente un anno fa. Come nasce la vostra storica amicizia e quali sono stati i punti d’incontro per la nascita della collaborazione con 55DSL ?
Gli interessi che abbiamo sono sempre stati gli stessi: l’arte, la moda, l’urban. Siamo sempre rimasti in contatto nonostante non riuscissimo a vederci spesso. Ad Andrea sono sempre piaciuti i miei progetti e i lavori che ho sviluppato di conseguenza quando gli ho proposto questa collaborazione ha accettato volentieri.
Italiano di nascita, londinese d’adozione. Solo motivi professionali?
No. Una scelta di vita, una scelta totale. Sono 4 anni che vivo all’estero e a livello lavorativo devo essere sincero Londra è molto più dura, più difficile perché c’è molta più competizione e devi appunto ‘correre di più’. Qualitativamente il lavoro è molto più stressante però a livello d’ispirazioni e punti d’incontro tra culture è notevole. Quando vengo qua in Italia sono un po’ triste, un po’ più DIE. C’è molta negatività.
La condivisione digitale è aumentata grazie alla facilità di utilizzo dei social network. Come può tutelarsi un fotografo alle prime armi e quali strumenti può utilizzare per farsi conoscere ed emergere?
Devi fare quello che ti senti, ciò che vuoi, non farti dare degli schemi mentali. Il digitale non è la realtà. Se vuoi emergere devi fare qualcosa nella vita normale devi rimanere nella vita reale, è qui tra le persone che le cose funzionano: guarda la musica, in un certo senso è materica, non è online, la diffusione delle cose può avvenire online. L’importanza del corpo e del movimento sono fondamentali e sono caratteristiche del mondo reale.
Qualcuno ci ha definiti Contrabbandieri di Arti Visive (Visual Arts Smugglers). Visti i tuoi lavori pensi di poterti definire anche tu un Contrabbandiere Artistico?
Beh… Certo. Tutte le cose che faccio vengono svolte al limite della legalità senza mai preoccuparmi di chiedere concessioni o permessi. Il mio metodo ha un filo conduttore con il contrabbando artistico.
Hai mai girato tra le pagine di Pìcame? Dopo averci incontrato diventerai un nostro supporter? 🙂
Non sono aggiornato sui blog italiani, seguo solo alcuni blog di fotografia, ma visti i vostri contenuti inizierò a dare un’occhiata più di frequente al vostro progetto!! Complimenti per l’ottimo lavoro.