Erik Varusio ha investito il suo talento nel mondo della moda e dell’illustrazione. Raccontare storie è il fil rouge che sta alla base del suo lavoro, un approccio che ci aiuta a capire come anche dietro al design di una semplice t-shirt possa esserci una trama, soprattutto quando chi la compone impiega un pizzico di poesia nel farlo. Abbiamo incontrato Erik e gli abbiamo chiesto di condurci nel suo mondo.
Ciao Erik, benvenuto su PICAME. Qual è stato il primo disegno che hai fatto in cui hai intravisto del potenziale per esprimerti?
Ciao a tutti! Ricordo un disegno che feci da bambino per mio padre: c’era una madre uccellino, in volo, che piangeva perché un cacciatore aveva colpito il suo piccolo (che stava precipitando). Quando lo mostrai a mio padre mi disse che era bello, ma molto triste. Ci rimasi male al punto che corsi in camera, cancellai il piccolo colpito e lo ridisegnai come se avesse evitato il proiettile e naturalmente cambiai l’espressione della madre rendendola gioiosa. Mio padre apprezzò il nuovo finale. Credo sia stata quella la prima volta in cui realizzai che col disegno si potevano raccontare delle storie ed esprimere delle emozioni! Mi innamorai dei fumetti, e per anni non lessi altro.
Qual è la tua quotidiana fonte di ispirazione, quali i tuoi artisti di riferimento?
Ci sono moltissimi artisti (pittori, illustratori, grafici) di ogni epoca e latitudine di cui ammiro il lavoro, e non saprei da dove partire. Limitandomi ai contemporanei, trovo molto interessante il lavoro di personaggi come Mario Hugo, Jonathan Zawadda, o Alex Trochut, i quali sanno essere credibili attraverso l’uso di vari medium e diversi approcci. Come fonte di ispirazione direi il web (che altro) ed i libri!
Preferisci lavorare a mano o sei più propenso al digitale? Qual è la tecnica che preferisci?
Mi piace saltare dall’analogico al digitale e, quando il briefing lo permette, mi piace incorporare elementi creati con entrambe le tecniche. Ma dovendo scegliere, direi che lavorare a mano dà più soddisfazione: oltre che a limitare un po’ le ore trascorse davanti al monitor, ha sempre un tocco più personale e favorisce di più il crearsi di esiti e possibilità inattese.
Come ha influenzato il tuo lavoro il mondo del fashion?
Lavorare nel fashion ha influenzato il mio lavoro nel senso che (credo) di aver sviluppato una buona capacità di saper rendere “interessante” ed “indossabile” un disegno senza limiti stilistici, consolidando così una mia naturale tendenza alla molteplicità di stili. Ci sono capi in cui la grafica deve essere “urlata” e catturare l’attenzione dell’osservatore, mentre altri capi possono richiedere un impatto più discreto. Ci sono situazioni in cui si vuole comunicare un concept, ed altre in cui bisogna essere decorativi. Essere versatili (tecnicamente e stilisticamente) è un vantaggio nel fashion.
Com’è lavorare con le celebrities del fashion?
Bisogna essere veloci e pronti a cambi di direzione, e bisogna essere pronti ad interpretare degli input spesso difficili o di scarsa attrattiva. Ma è anche molto interessante e stimolante vedere come ciò che tu hai pensato viene inteso e modificato quando deve essere “tradotto” su un capo: spesso un altro occhio può suggerire delle strade da seguire o delle soluzioniche noi stessi non avevamo visto.
Cosa non deve mancare attorno a te quando cominci a disegnare?
Niente a parte dell’acqua da bere. Quando disegno, disegno e basta! (Ho avuto dei seri problemi di dipendenza da biscotti, cioccolate e dolcetti vari, ma ora ne sono fuori!)
E la musica ha una parte importante nella tua vita e nelle tue opere?
Beh, considero la musica la “prima arte” ed ascolto praticamente tutto il giorno svariati generi (ecco cosa non manca mai quando disegno!) dal jazz al death metal. Nella mia vita direi che riveste una buona importanza in quanto traggo molta ispirazione dalla musica e dalla sua storia. Indirettamente credo che influenzi molto il mio lavoro, in quanto concorre a creare e nutrire il mio mondo interiore, anche se vorrei realizzare più progetti direttamente collegati ad essa!
C’è una massima con cui inizi la tua giornata?
La grande intelligenza abbraccia, la piccola discrimina.