God save the queen! Il libro scritto e illustrato da Ivan Canu sulla vita della Regina Elisabetta

La Regina con la R maiuscola, vera e propria icona pop che ha attraversato indenne due secoli di storia rimanendo sempre fedele a sé stessa, nel bene e nel male, è la protagonista di una divertita e irriverente biografia illustrata

Quante storie si nascondono dietro una grande storia? Infinite, e Ivan Canu lo sa bene.

Pensavamo di sapere tutto sulla Regina Elisabetta ma probabilmente ci sbagliavamo. È davvero impossibile resistere alle innumerevoli vicissitudini che la riguardano, e Ivan, poliedrico illustratore e critico visuale, ha scelto di ricostruire una colorata e inaspettata biografia sui generis, raccontandola come meglio sa fare, a parole e immagini: God Save The Queen, edito da Centauria.

Nulla viene lasciato al caso ed è un po’ come sfogliare su carta una delle più avvincenti serie televisive, dove i colpi di scena e i segreti malcelati non ci abbandonano mai e ci lasciano con la curiosità di andare avanti, ancora e ancora.

Elisabetta è la protagonista indiscussa, ma i gregari della sua storia non sono certo da meno, e vengono tutti narrati abilmente con carattere e ironia, sviscerando ogni dettaglio della loro personalità. Non mancano i grandi fenomeni culturali e sociali che hanno accompagnato The Queen e che hanno segnato indissolubilmente un’epoca: dagli esordi del punk ai Beatles, passando per i movimenti dei diritti civili e la liberazione sessuale.

Abbiamo chiesto a Ivan di raccontarci come nasce un progetto editoriale così ambizioso e abbiamo perso il conto di tutte le fonti studiate, ascoltate e guardate. Ci ha raccontato di come una copia del libro sia finita direttamente nelle mani della protagonista, a Buckingham Palace, e dei suoi progetti post Elisabetta.

Ciao Ivan e bentornato su Picame. La prima domanda è d’obbligo: quando hai capito che la protagonista del tuo libro doveva essere proprio la Regina Elisabetta?
È un’idea che frullava da un po’ a me e a Balthazar Pagani, che ha curato questo e altri libri realizzati per Centauria, dalla Storia del Comunismo in 50 ritratti: raccontare The Queen, la Regina con la maiuscola, la monarca dei record che ha attraversato quasi un secolo della storia contemporanea. Il simbolo della Gran Bretagna fra luci e ombre. Avendo la completa libertà di ideare, progettare, disegnare e scrivere questa storia, ne ho fatto una personale piccola storia di un’epoca, quella della British Culture, letta sui libri, vista al cinema e alla televisione, ascoltata nella musica, guardata sulle riviste e poi vissuta da bambino, da ragazzo fino ad oggi. Elisabetta è l’idea più vicina all’eternità che possiamo pensare: ti dà l’impressione che ci sia sempre stata e che ci sarà sempre, a dispetto dell’età anagrafica. Che, poi, abbia di recente rifiutato anche il premio come “anziana più arzilla del mondo”, oltre a stigmatizzare la gaffe di chi glielo ha assegnato, ribadisce che Elisabetta è già oltre la categoria dell’umano.

Tutta la sua storia è stata scritta ed illustrata da te. Quali sono state le tue fonti?
Sono un meticoloso lettore, quindi il primo mese l’ho trascorso leggendo 4-5 libri contemporaneamente, alternando le biografie (come quelle di Antonio Caprarica, Paola Calvetti, Vittorio Sabadin in italiano e quelle di Sarah Bradford, Ingrid Seward, Gyles Brandreth e altre in inglese), i libri di aneddotica, ricchi di episodi e dettagli (divertente quello di Lavinia Orefici, Elisabetta II dalla A alla Z), quelli sulla famiglia reale in generale (sulla madre, la famiglia, le donne a lei vicine, Diana e le altre), quelli di contesto storico (l’epoca vittoriana ritratta da Lytton Strachey, i libri su Churchill, la Seconda Guerra Mondiale, la Londra secondo Peter Ackroyd) e diversi libri che girano intorno a lei e alla Corona britannica (dalle commedie di Alan Bennett a La duchessa di Caroline Blackwood su Wallis Simpson, fino al curioso Il signore dei corvi di Christopher Skaife, il guardiano della Torre di Londra). Poi, non possono mancare le serie TV, dall’antesignano Upstairs Downstairs, che guardavo da bambino, al successore Downton Abbey, per avere l’atmosfera dell’aristocrazia di campagna da cui Elisabetta proviene, all’ormai imprescindibile The Crown, come anche i film Gosford Park di Altman, Il discorso del re, Anni Quaranta di Boorman, L’ora più buia, i film dei Beatles (soprattutto Yellow Submarine, per il clima anni ’60), i film di Ken Loach sull’Inghilterra dell’era Thatcher, poi Full Monty, Billy Elliot e pure il corto animato Rex, un cucciolo a palazzo, dove si racconta la visita di Donald Trump a Buckingham Palace. Per non farmi mancare nulla, ho guardato un po’ di documentari della BBC e di altri network dedicati alla vita quotidiana dei reali, alla famiglia più estesa, ai matrimoni e divorzi, agli scandali del passato e del presente.

“Appena è uscito il libro ne ho spedito una copia a Buckingham Palace con una breve lettera di accompagnamento su carta intestata. Dopo 6 giorni (perché il settimo ci si riposa), ho ricevuto la risposta”

C’è un episodio in particolare che ti ha colpito e a cui sei particolarmente legato?
Non proprio un episodio, quanto il rapporto speciale e sofferto con la sorella Margaret, che ha sempre rappresentato il legame più forte, ma anche le decisioni più controverse prese sulla carne viva degli affetti familiari in nome della ragion di Stato e di un senso del dovere che ha lontane radici nella disciplina vittoriana. In questo, Elisabetta è una donna tutta del secolo scorso, con valori, reticenze, pudori e rigidità che il secolo presente ha lasciato alle spalle da tempo.

C’è un personaggio che hai incontrato nella vita della Regina che avresti voluto approfondire o che per certi aspetti ti ha incuriosito più di Elisabetta?
Direi le tate e le governanti, le dame di compagnia e tutte le persone (anche le amiche e gli amici più stretti) che hanno vissuto, anche molto a lungo, a stretto contatto con Elisabetta e la famiglia reale. È il loro punto di vista downstairs che trovo molto intrigante, anche per la riservatezza alla quale si sono spesso votati e che li ha resi a lungo reticenti, quando non proprio silenziosi, sulla vita più privata e quotidiana dei reali inglesi. I Windsor hanno una notoria fama di covare prolungati e terribili rancori, con quanti ritengono abbiano tradito la loro fiducia, sia in famiglia che nell’entourage più o meno allargato.

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Hai mai pensato di inviarle una copia?
L’ho fatto, appena è uscito il libro: sono andato nella sede dell’editore e ho scritto una breve lettera di accompagnamento su carta intestata. Dopo 6 giorni (perché il settimo ci si riposa), ho ricevuto la risposta, tramite l’efficientissimo servizio postale britannico Air Mail, firmata dalla responsabile della comunicazione di Buckingham Palace che mi ringraziava del pensiero, di aver scelto la regina come soggetto del libro e che questo era stato grandemente apprezzato. La famiglia reale in generale è nota per la cura verso la corrispondenza anche minuta, affidata a staff efficienti e cordiali e, a volte, alla cura personale di alcuni membri della famiglia che ci si dedicano più volentieri (come Camilla, ad esempio). La regina risponde di persona a lettere più personali, spesso a quelle inviatele da bambini.


Come ti sei preparato alla stesura del libro per non rimanere troppo focalizzato sull’argomento?
Ho ragionato molto sul progetto, scegliendo non il taglio della biografia puntuale, poiché non sono né uno storico né un giornalista, ma quello del racconto di una storia per illustrazioni, che avesse sì come perno le opere e i giorni di Elisabetta (titolo da Esiodo, per tenere la distanza), ma fosse pure lo spunto per rivedere in ottica divertita e irriverente un secolo di storia inglese che è anche un secolo della nostra storia occidentale. L’Inghilterra, nella cultura, nell’arte, nella musica, nel cinema, nei costumi più ancora che nella politica è stata spesso al centro di ondate che hanno attraversato il mondo. Come se la globalità dell’antica influenza imperiale si riverberasse in quelle british invasion periodiche, fra le minigonne e il punk, il glam e il goth, i Duran Duran e il nuovo cinema impegnato, fino alle boy e girl band. Curandone il progetto grafico con lo studio Pepe NyMi, ho voluto che ogni capitolo avesse un’impronta cromatica e un design specifici e riconoscibili, legati agli anni e alle tendenze. Così se i primi capitoli sull’infanzia e adolescenza, sulla guerra e l’incoronazione, hanno una palette limitata e desaturata, quelli della Swinging London, degli anni ’60 sono pop, quelli del punk anni ’70 sono lisergici ed esagerati, poi ci sono i colori accesi degli anni ’80 e quindi un ritorno alla normalità con i ’90. In tutto questo mi son divertito con le citazioni scherzose, gli accostamenti a stili, riferimenti culturali, storici, artistici di ogni provenienza, nei quali Elisabetta assume sempre un volto diverso, inedito. Le ho voluto attribuire una varietà di suggestioni che forse nella vita non ha mai avuto né desiderato, ma che la rendono per me una sorta di specchio riflettente di quello che io ho visto e letto nell’epoca che ha vissuto.

“Elisabetta è l’idea più vicina all’eternità che possiamo pensare: ti dà l’impressione che ci sia sempre stata e che ci sarà sempre, a dispetto dell’età anagrafica”

C’è qualcosa che ora, con il senno di poi, avresti voluto approfondire o che pensi di aver tralasciato?
Il capitolo dedicato ai nipoti e ai pronipoti. Era già scritto, ma avrebbe richiesto almeno un altro sedicesimo o perfino 32 pagine aggiuntive, cosa che non era prevista nei piani editoriali. La vedo così: se il libro dovesse avere un successo ed una vitalità interessanti, se ne potrebbe riparlare per una nuova edizione.

E ora, dopo Elisabetta? Progetti per il futuro?
Proprio in questi giorni ho iniziato il nuovo libro con Paolo Mieli e Francesco Cundari, sempre per Centauria, dedicato all’Italia durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. Di altri progetti più personali, si vedrà più avanti nel corso del 2022. Chissà che non ci sia qualche novità.

God Save The Queen, cover

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Comunicatrice seriale, laureata in Scienze Antropologiche e Mass Media e Politica, ha sempre cercato ispirazione nel mondo delle arti e della cultura, fotografia e editoria. Scrive su Picame dal 2021.

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