“L’amore fa male“. Parola di Frida Castelli, artista, fotografa, poetessa e maestra dell’erotismo. Ha fatto la sua comparsa in rete di recente, nell’aprile 2016, quando i primi disegni sono stati condivisi attraverso i social. Dopo averla contattata ho scelto di rispettare la sua volontà di restare in ombra, lasciando che siano le opere a parlare in sua vece: “In generale non amo parlare di me, rispetto al progetto che sto cercando di mettere in piedi è superfluo sapere chi sono“.
Il suo lavoro è intriso di un erotismo malinconico e solitario, dominato sempre dalla stessa figura femminile che lascia intuire una vena autobiografica. Ogni opera sembra una dedica illustrata rivolta a qualcuno che, il più delle volte, è assente. I titoli, come versi di una poesia, raccontano storie di incontri sospesi nell’attesa o nella memoria, nella distanza e nel desiderio, di ossessioni alimentate dall’immaginazione del piacere possibile e ricercato con ogni mezzo.
“Se solo la tua bocca fosse stata il mio bicchiere ieri sera, non avrei smesso di baciarla nemmeno dopo aver toccato il fondo”.
Se non è nota la sua formazione – accademica o da autodidatta – è invece noto il processo di creazione delle opere, che Frida mostra on-line con solleticanti anteprime, quasi a voler recuperare la carnalità degli stumenti creativi: inchiostri, pennelli, pantoni e matite colorate che danno vita a pezzi unici e originali. Niente elaborazioni al computer, tutto rigorosamente a mano, su carta formato A3. Nonostante si sia affacciata da poco sulle scene ha già esposto al Festival del Manifesto di Salsomaggiore e al Premio Auditorium Città di Isernia (potete visitarlo fino al 30 ottobre).
“Cosmogonia (le cose migliori della mia vita sono sempre arrivate per caso)”
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