I tratti puliti si mescolano con tinte forti e morbide che riempiono gli occhi, un chiaroscuro magnetico che rispolvera le stesse luci e ombre della nostra contemporaneità, rappresentata con maestria dall’illustratore piemontese.
Federico Gastaldi frequenta lo IED di Torino diplomandosi in illustrazione nel 2013 e proprio nello stesso anno si aggiudica il secondo premio del concorso Previsioni del tempo dell’Associazoni Autori di Immagini, che scova e raggruppa i talenti emergenti in Italia. Ben presto il belpaese inizia a stargli un po’ stretto e dal 2016 entra ufficialmente a far parte del roster dell’eclettica agenzia americana Salzman International, una certezza nel mondo della pubblicità e delle pubblicazioni editoriali oltreoceano.
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Le illustrazioni di Federico sono potenti istantanee del mondo che viviamo che non hanno bisogno di didascalie perchè arrivano dritte al punto e svelano uno scenario cupo e noir, lasciandosi ispirare dal cinema, dalla letteratura e dalle notizie da prima pagina, tra politica e attualità. Nella gallery che segue e qui potete dare un’occhiata agli altri suoi lavori e magari ricordare quali tra essi sono poi diventati celebri copertine, ma non prima di aver letto la chiacchierata in cui mi sono fatta svelare qualche segreto sul suo processo creativo e sui suoi progetti futuri.
Ciao Federico e benvenuto su Picame. Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Ciao a tutti i lettori di Picame, sono Federico, ho 30 anni, sono nato e cresciuto ad Alessandria ma da 4 anni vivo a Milano e facco l’illustratore.
Raccontaci un po’ come è stato entrato alla Salzman International.
Era il 2015 e volevo mandare il mio portfolio a qualche agenzia per avere un riscontro e vedere se ce n’era qualcuna interessata anche se io in realtà non avevo ancora una concezione reale e approfondita di quello che facevano le agenzie, avevo solo un po’ il mito dell’agenzia americana e allora volevo provare. Avevo appena aggiornato il portfolio con uno stile nuovo e avevo solo inserito un progetto meno recente dei tempi dell’Università perché mi piaceva. E a quel punto mi hanno risposto in due e uno dei due era proprio Richard Salzman, che si è dimostrato fin da subito molto disponibile e mi ha detto che secondo lui dovevo puntare sull’unica immagine che non c’entrava nulla con le altre. Mi disse: “Se sviluppi un portfolio partendo da questa illustrazione, io ti assumo”. Dopo sei mesi di lavoro, chiamate e supporto, ho firmato e ho iniziato a lavorare con loro. Per lui quella firma sarebbe stata come una promessa di matrimonio, con tutti i suoi alti e bassi, e devo ammettere che è stato effettivamente così. Quella sua frase mi colpì molto fin da subito.
Le tue illustrazioni prendono spunto da tutto quello che ti circonda, dai grandi temi dell’attualità fino alle locandine di libri e film celebri. Come si sviluppa il tuo processo creativo e cosa ti appassiona di più rappresentare?
Mi appassionano tutti e due per motivi e aspetti diversi. Mi piace lavorare con i quotidiani, esserci quando le cose stanno accadendo. Ti faccio un esempio: ho avuto la fortuna di lavorare per tutte e due le campagne presidenziali americane (Clinton vs Trump e Biden vs Trump) con la rivista tedesca Die Zeit il che significa nella pratica lavorare di notte per capire chi va più forte nei sondaggi e chi deve uscire in copertina. Ciò ti fa sentire veramente partecipe e coinvolto. Quando lavoro su delle copertine, o per il mondo della musica e del teatro, è bello in modo diverso, perché è più creativo, meno artigianale e ti lasci andare di più, magari sentendo proprio quel disco che devi illustrare. Anche se, ti dirò, c’è sempre la tendenza a pensare che il mio sia un lavoro super creativo anche se a volte non è tanto diverso da quello di un falegname che deve fare un tavolo. Hai un cliente che ha una necessità e la tua bravura è nel centrare l’obiettivo e realizzare quello che lui desidera a prescindere anche dai tuoi gusti personali. Quindi a volte proprio non ci pensi alla parte creativa, è una creatività all’inverso e per sottrazione lavori con quello che sai che piace al cliente.
Uno strumento digitale e uno tradizionale a cui non potresti mai rinunciare.
Digitale direi sicuramente il pc, perché di fatto è lo strumento più importante, di solito disegno direttamente con il pad e non uso neanche la tavoletta. Invece come strumento tradizionale la matita, perché io non faccio sketch ma mi segno le idee e le parole chiave su un foglio, dopo aver fatto delle ricerche sul tema o sulla notizia da illustrare, e poi provo a costruire delle immagini ma a quel punto solo in digitale, sul computer.
Dimmi tre cose che hai visto, letto e sentito nell’ultimo anno che vorresti assolutamente consigliarci.
Come film “Diamanti Grezzi” con Adam Sandler che mi è piaciuto molto. Il libro Ohio, di Stephen Markley, che è un piccolo tomo ma è bellissimo e ne vale la pena. Poi ho ascoltato il gruppo Penny and Sparrow e la loro canzone Eloise mi è rimasta molto impressa.
Stai lavorando a qualche progetto interessante che puoi già anticiparci?
Durante il lockdown sono finalmente riuscito a scrivere un libro per bambini illustrato e l’ho inviato ad un’agenzia letteraria americana e una casa editrice ne ha comprato i diritti, penso che uscirà nel 2023/2024 per il mercato americano. All’Università avevo studiato illustrazione per l’infanzia ma all’epoca pensavo di voler fare solo pubblicità, lavorare per delle riviste e non credevo di poter diventare un illustratore. Però mi è sempre rimasto il pallino di fare un libro illustrato e alla fine ci sono riuscito!