Federico Epis e Stefano Grassi, che già abbiamo conosciuto, hanno frequentato la stessa scuola d’arte e fatto assieme il primo viaggio a Parigi in occasione di uno scambio culturale. Come l’amico e collega, anche Federico ha le radici ben piantate nei suoi luoghi d’origine, le montagne bergamasche: da qui iniziano i suoi viaggi in giro per il mondo alla scoperta della natura e di luoghi in cui surfare.
Dalle sue avventure torna con un bagaglio di emozioni e con un incredibile archivio mentale di immagini e colori che poi riversa nelle illustrazioni, con vivida freschezza.
I suoi lavori spaziano da quelli editoriali per magazine a quelli di comunicazione per brand come The North Face, Campari, La Rinascente, Mandarina Duck e molti altri. Gli abbiamo fatto alcune domande per scoprire qualcosa di più su di lui e le sue passioni.
Nome Cognome: Federico Epis
Data di nascita: 31/08/1992
Professione: Illustratore
Città: Serina (BG)
Instagram: @federicoepis
Sito web: federicoepis.myportfolio.com
Ciao e benvenuto su Picame. Vuoi presentarti ai nostri lettori?
Ciao a tutti, sono Federico e da circa sei anni mi occupo di illustrazione digitale. Sono cresciuto professionalmente nella grigia Milano ma fieramente bergamasco. Prima di frequentare la NABA di Milano ho avuto una formazione artistica molto tradizionale alla scuola d’arte A. Fantoni, a Bergamo.
Ricordi il tuo primo disegno?
Il primissimo non lo ricordo ma ricordo che da molto piccolo passavo tantissime ore a copiare character di Topolino, Paperinik, Pokémon e Dragonball e un mio sogno infantile era fare il fumettista. Non ci sono andato molto lontano.
Vorrei raccontare una cosa che mi è successa alle elementari che credo abbia, in qualche modo, influenzato la mia carriera. Era stato invitato a tenere una lezione un geologo di cui non ricordo assolutamente nulla se non il fatto che ad un certo punto chiese: “Chi è il più bravo della classe a disegnare?” I miei compagni indicarono me e mi fu chiesto di andare alla lavagna a disegnare delle montagne. Naturalmente realizzai dei fantastici triangoloni uno dietro l’altro. Al che il geologo, che voleva spiegare le forme differenti delle montagne dovute ad una differente erosione, se ne uscì dicendo: “Vedete! Anche lui che é il più bravo le ha disegnate sbagliate”. Tornai al mio posto mortificato e tristissimo. Dato che nulla succede per caso, credo che quel giorno imparai una lezione.
Parliamo di intelligenza artificiale. Da quello che hai potuto vedere e/o sperimentare, la consideri un aiuto o una minaccia?
Mi trascini in un campo minato nel quale sono tutt’altro che competente. Ovviamente però, come un po’ a tutti di questi tempi, capita spesso di entrare in argomento con amici e colleghi, nonché di fare esperimenti. Lo considero un grande strumento che è meglio farsi amico piuttosto che chiudere gli occhi e fare finta che sia tutto un brutto sogno. Di recente, ad esempio, mi è capitato di utilizzare l’AI per sbrogliare un brief piuttosto complicato su un argomento economico di cui sapevo veramente poco. Ne ho apprezzato l’esistenza e l’estrema rapidità con cui ho avuto accesso alle informazioni necessarie.
Nel nostro ambito credo che presenti ancora delle grosse limitazioni, ma vedo anche che sta progredendo ad una velocità impressionante. Come dicevo all’inizio, non ho le competenze per dire che assolutamente non minaccerà la mia figura professionale, per via delle mie limitazioni in quanto essere senziente, dotato libero arbitrio, emozioni e una storia che mi ha fatto diventare quello che sono. Sto aspettando il giorno del giudizio, ahahah!
Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
Tre illustratori contemporanei che sono di grande ispirazione per il mio lavoro e che quando ne osservo i lavori mi fanno sentire piccolo piccolo sono:
Il cileno Harol Bustos, per il trattamento dei suoi lavori, l’uso dei colori e la capacità di unire sapientemente grafica e illustrazione.
Il parigino Théo Guignard e le sue illustrazioni di landscape.
E il lituano Karolis Strautniekas per le idee e per le sue composizioni al contempo eleganti e molto forti.
Le tue grandi passioni traspaiono ampiamente dal respiro delle illustrazioni: la montagna, i viaggi, il surf. Come riesci a conciliare tutte queste attività?
Il fatto stesso che tutto questo traspaia dal mio lavoro é di per se un modo per conciliare lavoro e interessi personali. Per me in realtà diventano quasi imprescindibili l’uno dall’altro. Non potrei creare scenari e atmosfere interessanti se non ne avessi una vasta biblioteca impressa nella mia memoria. Mi sento anche molto fortunato per il fatto di vivere in un luogo in cui la montagna è parte della cultura e nei momenti di stress lavorativo mi basta uscire di casa e prendere fiato.
Quando riesco a viaggiare lo faccio sempre per periodi medio-lunghi, portandomi il necessario per lavorare. L’anno scorso, per esempio, sono partito in bicicletta da casa e ho pedalato fino a Barcellona per poi prendere un treno e continuare in bici da San Sebastián a Gijón. In quel caso ho letteralmente sentito il peso del portarmi dietro il lavoro, ma mi ha anche consentito di pedalare più a lungo coprendo le spese.
C’è un artista o un personaggio del passato o del presente che ti piacerebbe incontrare di persona?
Credo che se dovessi scegliere probabilmente mi orienterei su un grande esploratore o un fotografo di reportage, gente che nel corso della sua vita ha vissuto esperienze al limite dell’inverosimile e visto parti del mondo che non esistono più.
Un obiettivo lavorativo che vorresti realizzare entro un anno?
Sono piuttosto scaramantico e quando ho dei progetti in progress, che non so ancora se si realizzeranno, preferisco non parlarne per non creare grandi aspettative. In ogni caso c’è una buona probabilità che non si realizzino in italia. Stay tuned!