Decidere di imbarcarsi in un progetto annuale con cadenza quotidiana è già una bella sfida di per sè, in più, se l’obiettivo finale è creare un’animazione nella quale ogni illustrazione diventa un frame l’impegno diventa quasi pazzesco, ma decisamente intrigante. Il risultato è Sit Down and Walk.
L’autore, Fabio Valesini, ha accettato di fare una chiacchierata con noi per spiegarci il dietro le quinte del suo lavoro e di regalare, in esclusiva a Picame e ai suoi lettori, l’header con la sfilata di alcuni dei personaggi contenuti nell’animazione.
Ciao Fabio. Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Ciao, ho un cuore valtellinese trapiantato a Milano da ormai piú di un decennio. Sono un animatore amante della tecnica classica, con un’ossessione per la ricerca del frame perfetto.
Come è nata l’idea di Sit Down and Walk?
L’idea di scontrarmi con un’esercizio di costanza lungo 365 giorni mi ha corteggiato per anni, senza peró trovare uno spunto interessante che mi facesse effettivamente passare all’azione; alla fine del 2017, con naturalezza, si è fatta strada l’idea di realizzare qualcosa che potesse vivere quotidianamente di vita propria, ma che, allo stesso tempo, lavorasse per qualcosa di piú grande e complesso su scala annuale. La risposta è arrivata dall’unione di due elementi base dell’animazione tradizionale (character design e walk cycle) incastrati in modo che potessero lavorare l’uno in funzione dell’altro. Il 31 dicembre, prima del consueto appuntamento con i Blues Brothers in tv, ho preparato le basi per il progetto e il giorno successivo ho inaugurato il profilo Instagram postando il primo character. Stavo effettivamente iniziando una lunga camminata che mi avrebbe tenuto seduto alla scrivania per mesi, ed è bastato un secondo di autoanalisi per battezzare il progetto nel migliore dei modi.
Ora che il progetto si è concluso, quali sono le cose più importanti che ritieni di aver imparato e maturato da questa esperienza?
La costanza e l’organizzazione, senza alcun dubbio. Ricordo i primi post come molto impegnativi e stressanti: incastrare la scelta del personaggio, la ricerca delle informazioni necessarie al post e la realizzazione effettiva del character mi occupavano molto piú tempo di quanto avessi immaginato. Con pazienza sono lentamente scivolato nel corretto modus operandi e tutto è diventato molto piú fluido, piacevole ed ispirato, tant’è che sono riuscito ad organizzare i post anche lontano dalla scrivania, realizzandoli in anticipo (all’occorrenza) senza che la frequenza quotidiana delle pubblicazioni ne risentisse.
Hai pensato ad uno sviluppo ulteriore del progetto?
Il prossimo passo, naturale, sarebbe unire tutto in un flip book, mantenendo la doppia lettura illustrata e animata del progetto. Mi piacerebbe trovare un editore che possa appassionarsi all’idea in modo da poterlo realizzare insieme e nel migliore dei modi. Per ora ho mandato qualche timida mail senza trovare alcun riscontro positivo. (Tra le righe c’è un chiaro appello alle case editrici, se leggete questo messaggio fatevi avanti ahahah!)
L’illustrazione animata, quella di pochi frame in stile gif, per intenderci, sembra essere una delle vie per dare nuova linfa al mestiere di illustratore nell’era digitale. Sei d’accordo con questo scenario? Che differenze o potenzialità intravedi rispetto all’animazione vera e propria?
Conosco molti illustratori che nel tempo si sono avventurati nel mondo dell’animazione attraverso le gif, spesso con ottimi risultati. Nel nostro paese l’animazione, il piú delle volte, è considerata un linguaggio secondario e di conseguenza poco valorizzato, nonostante esistano figure d’eccellenza che nulla hanno da invidiare a studi e autori statunitensi, canadesi e sudamericani, e quindi sono portato naturalmente ad accogliere ogni nuova immagine animata con cura come un piccolo passo verso la veicolazione del linguaggio. In piú l’illustrazione italiana negli ultimi dieci anni ha vissuto una crescita di attenzioni e consensi che ha fatto aumentare esponenzialmente il numero degli autori di qualità e se illustratori in vista si cimentano con l’animazione portandone alla luce il potenziale non posso che esserne felice. Non dimentichiamo però che attorno all’animazione si dirama un discorso ampissimo che va molto oltre le gif; avere al proprio fianco un piccolo alleato come le gif animate può certamente servire al pubblico a familiarizzare con tutto ciò di più complesso che l’animazione porta con sé.
In generale quali sono le tue fonti di ispirazione?
Trovo ispirazione nelle piccolezze della vita quotidiana, nelle quali mi capita di leggere metafore piú ampie che servono da stimolo per provare a comunicare qualcosa.
Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
Un animatore che apprezzo molto, Jonathan Djob Nkondo, e due nomi che a mio avviso avrebbero bisogno di piú attenzione: Marco Meloni (aka Johnny Ryall), grafico e illustratore di talento con un’inclinazione naturale verso l’animazione e Nicholas Bertini, artista visuale di concetto con un grande gusto nell’animare.
Cosa c’è sulla tua scrivania?
Una tazza di caffè da rabboccare, un taccuino per pasticciare e una matita rossa e blu doppia punta.
Un obiettivo lavorativo che vorresti realizzare entro un anno.
Realizzare un progetto di alto livello, completo e soddisfacente sia a livello visivo che a livello narrativo.
A vedere scorrere la clip animata è quasi impossibile riconoscere tutti i personaggi, ma vi proponiamo una sfida: provate a riconoscere tutti quelli che abbiamo scelto per questa galleria.