Fabio Consoli ci spiega come nascono i disegni dei suoi sketchbook: una sorta di codice cifrato delle sue emozioni più intime, una stenografia delle sensazioni più profonde, raggiunte attraverso la fatica fisica della pedalata.“Disegnare dopo 8 ore di bici é una sensazione strana. La mente é intorpidita dalla stanchezza e cerca la strada più breve, le mani, dopo aver stretto il manubrio per 8 ore, non rispondono come dovrebbero. Da questo vengono fuori cose interessanti. Da anni giro il mondo in sella alla mia bici (Cambogia, Alaska, Patagonia, Uganda, Marocco, Tibet, etc.), durante questi viaggi ho sempre con me il mio Moleskine, sul quale sperimento nuove texture, mischio strumenti diversi, sviluppo idee“.
Il metodo di Fabio per raggiungere l’ispirazione ha qualcosa di orientale, dovuto forse anche al suo passato da judoka professionista. È come se avesse sviluppato una sorta di misticismo della fatica, utilizzando il disegno come catarsi: “Il viaggio per me è prima di tutto conoscenza. Nella maniera che ho di viaggiare in bici c’è anche la ricerca del disagio, della piccola difficoltà. Cerco il senso di smarrimento. Quella sensazione che ti fa vedere con occhi nuovi. In quel fugace attimo, vivo nella realtà. Con la bici riscopro il mio corpo, torno un po’ allo stato primordiale. Perdersi per ritrovarsi. Quando ti sei perso, non hai più niente da perdere, hai solo da trovare”.
Ci sono molte tecniche per raggiungere il rilassamento o la meditazione con il disegno: l’arte giapponese della calligrafia, ovvero lo Shodo, lo Zentangle , i cerchi di sabbia dei Mandala, o uno di quei libri da colorare, ora diventati un hobby da grandi, ovvero l’art therapy antistress a poco prezzo. Tutte queste pratiche hanno in comune le discipline orientali, lo zen e l’obiettivo di raggiungere l’equilibrio fisico e mentale utilizzando il disegno solo come strumento. Fabio invece scava dentro di sé, alla ricerca della sua anima più vera e primigenia, usando la fatica, la difficoltà, lo smarrimento e non il rilassamento, per arrivare al disegno come forma espressiva di quella libertà interiore ritrovata. Provare per credere.
A Fabio abbiamo già dedicato un post, accompagnato da un header realizzato per PICAME, scoprendo così che la sua è un’anima affamata di emozioni. Nel film I diari della motocicletta, del 2004, un giovane Ernesto “Che” Guevara attraversa l’America Latina in sella ad una motocicletta, scoprendo la miseria e la povertà del suo popolo. Con la stessa volontà anche Fabio si è immerso nelle realtà meno fortunate del mondo, anche lui a bordo di una due ruote, ma col motore umano, vivendo avventure che lo hanno arricchito interiormente e associando i suoi viaggi e i libri che ne ha tratto a progetti per il sostegno dell’infanzia disagiata.
Catanese di nascita, Fabio vive ad Acitrezza: “Per me che amo andare in bici tutto l’anno arrivare in cima all’Etna o allo Stromboli è un’emozione impagabile”. Insomma, forse è perché ci vive vicino, ma Fabio è un vero vulcano di interessi e passioni. Per scoprirli tutti potete andare sul suo sito personale, o seguire i suoi viaggi sul diario su Facebook o Instagram.