I ritratti dell’arte classica diventano protesta femminista nelle opere di Ewa Juszkiewicz
L’artista polacca ridipinge i ritratti di donne dell’arte classica nascondendone i volti per denunciare la negazione dell’identità femminile nella storia.
La sensazione di surrealtà, a volte grottesca, espressa dai ritratti di Ewa Juszkiewicz è solo un “effetto collaterale”. Nascondere i volti, in realtà, è un modo per spingere l’osservatore a indovinare l’identità del soggetto celato. Ci ricorda l’Arcimboldo, gli “impacchettamenti” alla Christo, oppure il burqa islamico: è in questo modo che l’artista vuole rappresentare la cancellazione dell’identità femminile nella storia.
Per questa negazione in passato l’arte utilizzava una sottigliezza: “mostrare per dissimulare”, ovvero mimetizzare per occultare la personalità delle donne ritratte, nascondendole dietro l’ipocrisia della loro bellezza o di un’elaborata acconciatura, oppure coprendole con vestiti e tessuti preziosi e colorati o, infine, immergendole in un paradiso vegetale.
Ewa Juszkiewicz vuole invece “nascondere per rivelare”, ovvero indurci a scoprire l’identità e la storia delle donne celate portando ad un livello più evidente e manifesto la discriminazione di genere che persiste e rende attualissimi i ritratti originali, realizzati tra il ‘600 e l’800 del millennio scorso.
Ewa Juszkiewicz è nata a Danzica, nel nord della Polonia, dove ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti, per poi proseguire con un dottorato di ricerca all’Accademia di Belle Arti di Cracovia. Varsavia è la città dove attualmente vive e lavora. I suoi dipinti sono stati esposti nelle gallerie di tutto il mondo e hanno raggiunto la quotazione di 1,5 milioni di dollari all’asta newyorchese di Christie’s. Sono tutti olio su tela e sono generalmente più grandi degli originali. L’artista spiega:
“Cerco di seguire fedelmente le pennellate dell’artista, preservando lo stile e il carattere dell’originale. Per me questa attività è un tentativo simbolico di stringere una relazione con un pittore del passato. È un po’ come una seduta spiritica: un tentativo pittorico di cercare connessioni e di dire qualcosa in più, per far emergere qualcosa nascosto sotto il dipinto.”
In molti casi Ewa Juszkiewicz cita, non solo per correttezza, gli autori delle opere da cui sono tratti i suoi lavori. In questo modo ne viene accentuato l’aspetto concettuale, oltre che quello pittorico. Nella galleria di seguito abbiamo trovato e messo a confronto alcune delle opere originali con le versioni “contemporanee”. Potrete così riconoscere ed apprezzare le modifiche e la sua abilità tecnica. Inoltre verrete a sapere qualcosa di più sull’identità delle donne ritratte, frutto di quella curiosità innescata dal suo intervento.
“Osservando queste rappresentazioni classiche ho notato che tutte le donne ritratte assumono pose simili e fanno gesti identici. Ho spesso avuto l’impressione che fossero intrappolate in corsetti e crinoline, come una sorta di oppressione e costrizione. Non c’è molto spazio per l’individualità o l’alterità. Ciò che è significativo è che ciò vale anche per i canoni contemporanei di bellezza ideale del corpo femminile.”
Art director e web designer, diplomato in scenografia con esperienze di teatro, fumetto, animazione, illustrazione e scultura. Scrive per Picame dal 2015.
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