Per Elia Sampò anche gli oggetti più comuni diventano simboli per mettere in scena quelle che egli stesso definisce involuzioni, ovvero riflessioni in forma di illustrazione sulla società e sull’uomo.
Gli accostamenti imprevedibili e tutto il repertorio di “trucchi” illusionistici dell’illustrazione concettuale viene usato per stigmatizzare il nostro modo di vivere: natura e tecnologia, spirituale e materiale, logica e irrazionalità, sono solo alcuni dei temi indagati da Elia. Attenzione però, mai prendersi troppo sul serio. I suoi non sono giudizi o sentenze da trattato filosofico ma semmai suggestioni, talvolta ironiche, per indurci a fare quelle semplici ma fondamentali domande su “la vita, l’universo e tutto quanto” (come recita il titolo parodistico del romanzo omonimo di Douglas Adams). Ecco cosa mi ha raccontato.
Ciao, Elia. Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Mi chiamo Elia Sampò, sono cresciuto in Piemonte, nelle Langhe, e al momento abito a Torino. Ho frequentato il liceo artistico e poi all’università ho studiato al Dams e, dopo, Comunicazione. Da un po’ di tempo, siccome mi ha sempre divertito disegnare, ho iniziato ad avvicinarmi all’universo dell’illustrazione, con una particolare fascinazione per i suoi aspetti più concettuali.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Un po’ di tutto, direi, non c’è qualcosa di specifico. Dai problemi contemporanei, sociali, tecnologici, religiosi, fino alle cose più leggere e insospettabili. Mi piace provare a incastrare i tanti elementi del linguaggio, estraniarli dal loro contesto e riposizionarli e vedere quello che succede.
Quale tecnica utilizzi?
Di solito immagino a grandi linee cosa voglio combinare, poi disegno e importo tutto su Photoshop.
Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
In un’ottica interdisciplinare direi David Sylvian, W.G. Sebald e Léon Spilliaert.
Digitale VS analogico: uno strumento tradizionale ed uno tecnologico a cui non potresti mai rinunciare.
Di sicuro la tecnologia “tradizionale” più dirompente è la matita, a cui non potrei rinunciare. E dal lato digitale, direi proprio i software, senza i quali non sarebbero possibili molte stregonerie!
Cosa c’è sulla tua scrivania?
Di solito un gran pasticcio, la scrivania è spesso frequentata da quaderni, matite, libri impilati, cose tecnologiche, un pupazzo di un topo e a volte un po’ di polvere. Ma ogni tanto metto in ordine.
Un obiettivo lavorativo che vorresti realizzare entro un anno.
Mi piacerebbe andare più in profondità nel panorama dell’illustrazione, migliorare, raffinare, sperimentare, confrontarmi, e, a esagerare, mi piacerebbe esplorare il mondo dell’editoria.