Giovane studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Roma appassionata di illustrazione e fotografia, Elena Griscioli intercetta i sentimenti più puri, a volte quasi scomodi, che pervadono la vita di tutti i giorni, e li racconta nelle sue illustrazioni. Per disegnare le basta un dettaglio, una fotografia o la semplice osservazione di ciò che il mondo le pone davanti agli occhi.
Elemongrass, il nome che ha scelto per l’account Instagram e che è diventato il suo pseudonimo, nasce casualmente dalla confezione di un thè freddo e dalla voglia di condividere la propria visione artistica senza rivelare troppo di sé. Le abbiamo fatto qualche domanda per conoscerla meglio e capire da dove trae ispirazione.
Ciao Elena e benvenuta su Picame! Raccontati brevemente ai nostri lettori.
Ciao! Ho 24 anni, attualmente vivo e studio a Roma dove sto frequentando l’ultimo anno della magistrale in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti. L’illustrazione è un ambito a cui mi sono avvicinata e appassionata da diversi anni, lo porto avanti parallelamente ai miei studi accademici, da cui ne è inevitabilmente influenzata.
Come nasce Elemongrass?
Per qualche strano motivo non volevo mettere da subito il mio nome e cognome sul profilo Instagram appena creato, che volevo usare solo per i miei disegni. In quel periodo ero in una fase di fissa alimentare per una specifica marca di thè freddo che tra gli ingredienti conteneva “una nota di lemongrass”. Era semplicemente una parola di cui mi piaceva molto il suono, così arrivai ad un compromesso tra questa parola ed il mio vero nome. Et voilà.
Mettiamo alla prova la tua memoria. Ricordi il tuo primo disegno e cosa hai provato nel realizzarlo?
Sicuramente il mio primo disegno è stato creato sui banchi d’asilo. Essendo sempre stata una bambina molto tranquilla e piuttosto introversa, il mio gioco preferito era proprio quello di prendere tutti i pennarelli e creare il mio piccolo mondo colorato per ore. Tutt’ora conservo tantissime cartelline stracolme di quei vecchi disegni a cui sono molto affezionata. Ma ad essere sincera un disegno di cui ricordo ancora la sensazione provata subito dopo, di grande soddisfazione, fu il mio primo ritratto a matita e carboncini dell’autoritratto di Caravaggio, trovato su un libro in casa. Avevo circa 12 anni, in quel momento scattò il mio amore per la realizzazione della figura umana. Ancora oggi è sempre presente, seppur lontana ormai dall’essere considerata realistica.
Quali sono le tue fonti d’ispirazione e chi o cosa pensi abbia influenzato la tua arte?
Ultimamente la mia attenzione è orientata principalmente sulla semplice ma mai banale quotidianità. Avendo anche la passione per la fotografia, da un anno circa, alla fine di ogni mese raccolgo le foto che ho scattato, che possono essere uno scorcio, un insieme di colori, una casa, un piccolo dettaglio inosservato, le persone o il cielo mai uguale, tutte immagini che mi hanno colpito per qualche motivo e da queste creo un bagaglio di immagini da cui posso sempre attingere. Devo dire che lo trovo un esercizio molto utile ad allenare la creatività e a cercare sempre il lato interessante in ogni cosa.
Qual è il progetto che meglio rappresenta il tuo stile e quello a cui sei più legata?
Penso sia un’illustrazione che ho realizzato abbastanza recentemente ed è “Scale”. Per me ha un forte significato, anche se ovviamente ognuno ci può leggere sempre e solo la sua storia: questo omino, che è in cerca di equilibrio, sale le scale in modo precario, i gradini si muovono su e giù, ma essendo tasti del pianoforte è come se stesse cercando l’armonia nascosta tra di essi. Mentre per quanto riguarda lo stile, quello che apprezzo di più è quasi sempre l’ultimo arrivato.
Rivelaci un sogno nel cassetto per il futuro.
Sono sempre piuttosto scaramantica quando si parla del futuro, ovviamente mi auguro di continuare a percorrere la strada che ho appena iniziato in questo ambito artistico. Ma chi può dirlo!