Il gioco è una componente fondamentale del processo di apprendimento e conoscenza del mondo che ci circonda ma troppo spesso, con il passare degli anni, diviene un aspetto secondario delle nostre vite. Fortunatamente c’è chi conserva la capacità – e l’abilità – di vivere la propria quotidianità con la consapevolezza che tutto, dagli oggetti ai luoghi, può celare in sè un aspetto ludico e creativo sorprendente.
È il caso di Domenic Bahmann, che ha fatto del gioco e dello humour le proprie cifre stilistiche. Per divertimento, in primis, ma anche per tenere costantemente allenata la sua mente di creativo e designer.
“Arte e design vanno di pari passo. È importante coinvolgere entrambi i tipi di pensiero in un processo creativo: l’arte consente di esplorare nuove prospettive e di creare nuove direzioni che convergono nel design”.
Bahmann prende gli oggetti quotidiani più disparati e li trasforma in racconti visuali che vogliono farci tornare un po’ bambini. Spesso il suo intervento è poco invasivo e si limita alla disposizione degli elementi sul set fotografico. Il risultato sono immagini così geniali ma così semplici che viene da pensare “avrei potuto farlo anche io“. Bruno Munari ci avrebbe risposto così: “Allora perchè non lo hai fatto prima!“.
Ho rivolto qualche domanda a Domenic per cercare di carpire qualcuno dei suoi segreti e lui, insieme alle risposte, mi ha inviato il suo ultimo still-life: un regalo esclusivo che ha voluto dedicare a tutti i creativi – o aspiranti tali – che ci leggono.
Ciao Domenic. Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Sono un designer e artista australiano. Sono nato a Monaco di Baviera, in Germania, ma vivo con la mia famiglia a Canberra. Lavoro come designer presso un’agenzia pubblicitaria di giorno e come artista e illustratore di notte.
Come descriveresti il tuo stile?
Mi piace creare metafore visive e idee spontanee. Molti dei miei lavori sono installazioni artistiche in miniatura. Mi piace creare piccole sculture nel mio (piccolo) studio, trovo che sia molto divertente. Quando ho iniziato il mio progetto creativo “Stop, Think, Make” nel 2013 volevo abbandonare la mia comfort zone e provare qualcosa di nuovo. Da quel momento in poi il mio lavoro ha continuato a evolversi.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Ci sono molti posti fantastici e persone da cui traggo ispirazione. Quando vado al supermercato si attiva la modalità: “Aspetta, a che cosa assomiglia quell’oggetto?“. Oppure quando gioco con i miei figli. Durante il giorno ci sono così tante opportunità per avere una grande idea.
Che ruolo gioca lo humour nel tuo lavoro di creativo?
Il mio lavoro è ironico e basato su intuizioni casuali della vita di tutti i giorni. Penso che l’arte dovrebbe essere divertente di tanto in tanto e che gli artisti non dovrebbero prendersi troppo sul serio. La vita può essere molto noiosa a volte, l’arte può portarci in un mondo diverso, più felice.
Digitale VS analogico: quale tecnica prediligi?
Non ho preferenze. Mi piace combinare entrambe. Creare still-life con le mie mani e fotografarle è molto divertente, proprio come usare Photoshop o il mio iPad per aggiungere effetti. La combinazione di tutte queste tecniche è emozionante.
Quanto è importante per un artista la presenza sui social media?
Da quando il mondo dell’arte ha scoperto i social media si è vista la comparsa di una varietà molto più ampia di opere. Ciò offre ai talenti sconosciuti una grande opportunità di arrivare al grande pubblico. Gli artisti possono anche scambiarsi idee e condividere le loro ultime creazioni in tempo reale.
Cosa c’è sulla tua scrivania?
La mia scrivania è molto caotica al momento 🙂 Ci sono un sacco di schizzi, puntine blu, forbici e le mie cuffie. È ora dare una sistemata!
Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
Chema Madoz, Jessica Walsh e Helmut Smits.
English
Hello Domenic, welcome on Picame. Let’s introduce yourself. Who are you, what do you do and where do you live?
I am a designer and artist based in Canberra, Australia. I am born in Munich, Germany and currently live with my family in Canberra. I work as designer at an advertising agency by day and as an artist and illustrator by night.
How do you describe your style?
I like to create visual metaphors and spontaneous ideas. Most of them are miniature art installations. I like art installations and sculptures and creating small versions in my own (small) studio is great fun. When I started my creative project “Stop, Think, Make” in 2013 I wanted to leave my comfort zone so I could try out something new. From then on my body of work of keeps growing.
Which are your sources of inspiration?
There are many great places and people I get my inspiration from. When I go to the supermarket my day-dream mode gets activated: “Wait, what does this look like?”. Or when I am playing with my kids. There are so many opportunities in one day to have a great idea.
What’s the role of humour in your work?
My work seems to be playful and based on random insights in everyday life. I think art should be funny from time to time, artists should not take themselves too serious. Everyday life can be very boring sometimes. Art can take us into a different, more happy world.
Digital V analog. Which tools do you prefer?
I have no preferences. I like to combine both. Creating still-lifes with my own hands and photographing them is great fun, just as much as using photoshop or my iPad to create additional effects. Combing all different types of elements feels exciting.
What’s the importance of being on social media as an artist?
Since the art world has discovered social media we have seen a much bigger variety of art being exhibited. This gives unknown artists a great opportunity to be exposed to large audiences. Artists can also exchange their ideas and latest pieces between each other in real time.
What’s on you desk?
My desk is very messy at the moment 🙂 There are a lot of sketches, blu tack, scissors and my headphones. Time to clean up!
Three creatives you would like to recommend to our readers.
Chema Madoz, Jessica Walsh and Helmut Smits.
—