Sono almeno due gli stili che usa, apparentemente antitetici: due punti di vista, due sentimenti. Questa “doppiezza” caratterizza i lavori di Diamante Beghetto, come se fosse una sorta di Dottor Jekyll e Mister Hyde.
Uno è lo stile classico, meticoloso, rigorosamente in bianco e nero, che ricorda le incisioni della Encyclopédie di Diderot, ma realizzato con la penna a sfera e caratterizzato da composizioni spiazzanti come i romanzi-collage di Max Ernst. L’altro è un gioco ready-made su vecchie fotografie, anch’esse in bianco e nero, ingiallite dal tempo, con interventi a pennarello che scardinano l’amenità di luoghi e figure, proiettandoli in una sorta di metafisica dell’incubo. Eppure un comune denominatore tra i due stili c’è ed è la messa in scena, falsamente rassicurante, di un’ambientazione d’epoca, di un’atmosfera serena e nostalgica sulla quale far agire le visioni contemporanee dell’artista.
Classe 1986, Diamante Beghetto nasce e vive a Bassano Del Grappa. Doppia è anche la sua identità professionale: graphic designer per JoeVelluto di giorno ed efferata illustratrice la notte. Diamante lavora per contrasti e ci invita a un’esplorazione interiore. Disegnare per lei è un atto artistico e terapeutico insieme e lo diventa anche per chi viene risucchiato dalle sue illustrazioni. È un’indagatrice dell’oscuro che porta verso la luce paure e ossessioni che appartengono a tutti. Diamante confessa di sentirsi illustratrice da quando, dodicenne, provò per la prima volta a rappresentare un suo incubo.
Tra i tanti predilige il graffitista ROA: i suoi animali-metafora, che giganteggiano dai muri come un monito, sono perfettamente coerenti con le visioni e lo stile di Diamante.
“Beautiful Jungle” è il nome del progetto basato sulle fotografie, a cui appartiene anche l’header che ci ha voluto regalare.
“La Giungla è il luogo dell’onestà, della schiettezza, dell’istinto. La Giungla però è anche metafora dell’essere umano: cosa c’è dietro la maschera di ognuno di noi? Come siamo fatti dentro?” Gli incubi di Diamante non sono spaventosi, ma semplicemente inquietanti, perché vicini al nostro quotidiano e, in questo senso, angoscianti e implacabili come i famosi mostri nati dal sonno della ragione di Goya.
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Buoni incubi estivi a tutti.