Nonostante abbia più volte subìto le conseguenze della giustizia, Clet Abraham continua, con la stessa caparbia energia, a comunicare col suo stile diretto e provocatorio, che oltre a divertire invita a una più ampia riflessione su diritti e doveri delle persone, sul rapporto tra imposizione e libertà, tra regole ed eccezioni, tra arte e vandalismo.
L’artista francese, nato in Bretagna e figlio di uno scrittore, proviene dal mondo della pittura e della scultura e si è laureato all’École Européenne Supérieure d’Art de Bretagne di Rennes. Nei primi anni ’90 si trasferisce a Roma, e successivamente a Firenze. Dal 2009 comincia a sviluppare il suo linguaggio creativo basato sulla manipolazione dei segnali stradali. Le sue opere sono disseminate in numerose città del mondo e alcune di esse sono state esposte in gallerie internazionali e sono divenute parte di collezioni private e pubbliche.
Bisogna sottolineare che Clet non modifica in maniera irreversibile i segnali stradali ma utilizza la sticker art, ovvero applica su di essi della pellicola adesiva. È anche autore di interventi più articolati, come installazioni urbane e sculture.
Il suo omaggio a L’Uomo Comune, ormai semplicemente conosciuto come “l’omino” e diventato un vero e proprio simbolo di resistenza e resilienza. Rimosso, reinstallato e vandalizzato più volte nel corso degli anni, questa figura in metallo e vetroresina esprime, con un piede ancorato ad una sporgenza del Ponte alle Grazie sull’Arno e l’altro che si protende nel vuoto, l’essenza paradossale dell’essere umano e delle sue scelte, sospeso tra incoscienza e coraggio, supponenza e ingenuità. Una contraddizione che Clet vive quotidianamente sulla sua pelle, quando viene sanzionato per “imbrattamento della segnaletica stradale” e contemporaneamente invitato a parlare di “design di strada” agli studenti universitari.
A proposito degli atti vandalici compiuti sull”omino” Clet ha commentato: “Non è la prima volta che succede, altre volte si sono già prodigati con addobbi natalizi, parrucche, etc. È davvero bello vedere un dialogo fra l’Uomo Comune e chi vive la città. Mi piacciono gli interventi su ciò che ho fatto; non considero ciò che lascio per strada mia proprietà e l’Uomo Comune è di tutti. La Street Art è dialogo, costruzione, dono di sé, non sfruttamento o pubblicità. I miei interventi sono delle provocazioni per far capire alla gente che l’arte è una cosa quotidiana che si deve incontrare.”
E intanto ha raccolto in un libro, intitolato ironicamente “Il codice della strada” e pubblicato nel 2022, una raccolta dei suoi lavori più significativi, che potete trovare anche sul suo account Instagram.