Alex Kuno è cresciuto osservando gli artisti rinascimentali nordeuropei come Bruegel, Durer e Cranach e le figure mitologiche. Inoltre è un estimatore della comicità surreale alla Monthy Python. La combinazione tra queste due fonti di ispirazione, apparentemente inconciliabili, ha formato il suo personalissimo stile visionario.
L’artista vive a Minneapolis, ha lavorato per numerose riviste e illustrato libri. I suoi lavori utilizzano tecniche miste: grafite, gesso, acquerello, inchiostro, pastello e altre ancora. I protagonisti delle tavole più recenti sembrano essere usciti dal laboratorio di un allucinato dottor Frankenstein: parti anatomiche, elementi vegetali, animali e minerali combinati tra loro senza soluzione di continuità. Spesso da questi esseri spuntano volti di creature infantili, come personaggi di una fiaba surreale ed efferata.
Composizioni complesse, ricche di particolari eppure eseguite con uno stile leggero, che sa di antico. Questa dicotomia è volontaria: è lo stesso autore ad affermare che le sue favole sono una metafora delle ansie e delle incertezze che minacciano la nostra vita quotidiana e che fanno parte di noi fin dall’infanzia. Nonostante le apparenze il messaggio di Alex vuole essere positivo e di cambiamento. Ma forse è proprio questa la nostra paura più grande, quella di cambiare.
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