Francesco Bongiorni sta trascorrendo il lockdown a Madrid, dove ormai vive da alcuni anni, in compagnia della moglie e di un premuroso vicino di casa che sembra il protagonista un avvincente romanzo storico.
Anche nel Barrio de las Letras, quartiere letterario solitamente vivace e in continuo fermento, la vita ha subito un brusco stop e la normalità ha lasciato spazio alla desolazione e alla solitudine. In questo contesto surreale, che tutti a nostro modo stiamo vivendo, piccoli gesti quotidiani come il semplice fermarsi per guardare una vetrina assumono un nuovo significato, un’insolita profondità. Ecco allora il resoconto di Francesco, ricco di speranza e ottimismo, con un desiderio che gli auguro si possa presto concretizzare.
IDENTIKIT
Nome e cognome: Francesco Bongiorni
Data di nascita: 05/10/1984
Professione: Illustratore
Luogo di quarantena: Madrid
Sito web: francescobongiorni.com
Instagram: @francescobongiorni
Facebook: Francesco Bongiorni
Approfondimenti: Tra navi e nuvole: Francesco Bongiorni
Atlante illustrato dei Luoghi Misteriosi d’Italia
Con chi stai trascorrendo la quarantena?
Con mia moglie.
Come è cambiato il tuo modo di lavorare?
Prima della quarantena lavoravo in uno studio vicino a Plaza de Sol che è il centro e cuore pulsante di Madrid. La quarantena in Spagna è arrivata con un po’ di ritardo rispetto all’Italia e, vedendo quello che stava succedendo nel nostro paese, ho deciso di muovermi di anticipo ed organizzarmi per svuotare il mio studio ed allestirne uno nuovo a casa mia. Il lavoro in sè, a parte questo cambio, non è mutato particolarmente. L’unica differenza, forse, sono una tranquillità e pazienza maggiori. Sto lavorando al mio nuovo libro “Atlante dei misteri della storia“, scritto da Massimo Polidoro ed edito da Bompiani (come il primo volume). Sto realizzando le illustrazioni in questi giorni con una calma e un’attenzione ai dettagli che non conoscevo prima.
Un fatto di questo periodo che ti ha colpito in modo particolare.
La quarantena in Spagna è cominciata il 15 marzo. Per quella data non mi ero ancora procurato delle mascherine. Verso il 16 o 17 mi chiama al telefono un vicino. Si tratta di un signore anziano molto educato e dai modi gentili, che ha vissuto una vita particolare. È nato e cresciuto in Cile da una famiglia spagnola. Suo padre era un diplomatico e lavorava per l’ambasciata. Nel 1973, un golpe militare pone fine al governo democratico di Salvador Allende. Sono gli anni della “Junta militar”, la feroce dittatura di Augusto Pinochet. Carlos (questo è il nome di fantasia che ho deciso di dare al mio vicino) è costretto a fuggire in Spagna con la famiglia, lasciandosi tutto alle spalle: beni ed amici. Tra le cose trafugate dalle forze cilene nella sua casa di Santiago vi era persino un quadro di Joaquín Sorolla, uno dei più rinomati pittori spagnoli. All’arrivo in Spagna le cose non vanno molto meglio. Al governo a Madrid c’è un altro dittatore: Francisco Franco. La vita è dura e non c’è molto spazio per desideri o sogni. A lui piace l’arte e il disegno ma inizia a lavorare presto come contabile e, per tutta la vita, svolge un lavoro che non gli piace. Queste cose, Carlos, me le ha raccontate un sabato mattina in cui ci siamo incontrati in un bar. Ci conoscevamo soltanto di vista e così ci siamo messi a chiacchierare e mi ha raccontato la sua vita e tutte queste difficoltà. Allo scoppio della quarantena, come ho detto, mi arriva una sua telefonata. “Sono preoccupato per voi“, mi dice, “e quindi mi piacerebbe regalarvi due mascherine FFP3 che mi sono riuscito a procurare grazie ad un amico“. Ecco, la cosa che mi ha colpito in modo particolare è questa. Un vicino che, senza che tu gli chieda nulla, si preoccupa per te.
Il tuo angolo di casa preferito?
La finestra e la mia poltrona. L’angolo dove mi rilasso verso sera.
Cosa ti manca maggiormente in questo momento?
Oltre alla mia famiglia in Italia, che non so quando potrò vedere, mi manca il Parque del Retiro. Si tratta di una sorta di Central Park madrileno che ho la fortuna di avere a cinque minuti a piedi da casa e che, pertanto, frequento moltissimo.
Cosa fai per tirarti su di morale quando sale lo sconforto?
Fortunatamente ho molte alternative. Una chiacchierata con gli amici in videochiamata, una partita con mia moglie (non avevamo lo Scarabeo e ce lo siamo costruiti con cartoncino e inchiostri colorati), seguire una video lezione di storia, disegnare oppure prendere il sole alla finestra con un bicchiere di vino o con del mate.
Un album da ascoltare in quarantena?
“Civilizado como los animales” del gruppo di Barcellona “Macaco”. Il mio brano preferito è “Bailo la pena” il cui testo può essere, a mio parere, una bella ispirazione in questi tempi così complicati.
Un film o serie da guardare?
Perfect Day. Un film stupendo ambientato nei Balcani durante il conflitto degli anni ’90.
Un libro da leggere?
Come il Lupo di Eraldo Baldini.
Un artista da scoprire?
Posso citarne tre? Peter Diamond, uno straordinario illustratore canadese e Zara Zonouz, pittrice iraniana il cui lavoro surreale, ma in qualche modo delicato, ammiro molto. Infine vorrei citare mio fratello Marco, pittore e disegnatore spettacolare.
Cosa imparerai da questa esperienza?
Credo (spero) che impareremo tutti a smettere di nascondere noi stessi così come siamo. Ho provato moltissima simpatia per un reporter che, in diretta da casa sua, si è presentato in giacca e cravatta senza rendersi conto che l’inquadratura lasciava vedere che era in pantaloncini o in mutande. Mi è sempre piaciuta questa frase di Paul Valéry: “Gli uomini si distinguono da ciò che mostrano e si assomigliano in ciò che nascondono.” Chissà che questa esperienza non insegni a noi stessi ad essere ancor più noi stessi…
Spoiler alert: se se la moglie di Francesco, fermati qui!
Quale sarà la prima cosa che farai quando l’emergenza sarà rientrata?
La situazione qui a Madrid sta migliorando, ma è stata per settimane davvero drammatica. Le strade erano completamente deserte e l’atmosfera ed il silenzio risultavano surreali. Io vivo da anni nel Barrio de las Letras (quartiere letterario), che deve il suo nome al fatto di essere stato il luogo in cui hanno vissuto alcuni dei più illustri letterati del “Siglo de Oro“, il Secolo d’Oro della Letteratura Spagnola. Autori come Cervantes, Lope de Vega, Quevedo e Tirso de Molina scelsero questo quartiere come loro residenza. Negli anni, la zona è diventata molto turistica anche grazie alla presenza di numerosi bar di tapas. Le strade sono sempre molto affollate e l’ambiente è molto chiassoso e vivace. La quarantena ha svuotato le strade da persone e voci. Qualche giorno fa io e mia moglie siamo dovuti uscire per strada, con mascherina e guanti, e lei si è fermata qualche secondo di fronte a una vetrina a guardare un vestito. In un silenzio irreale, con la strada vuota, ho trovato improvvisamente uno scorcio di apparente e fugace normalità. Confesso di essermi un po’ commosso e, una volta che l’emergenza sarà rientrata, mi piacerebbe regalarle quel vestito.