Artisti in Quarantena – Intervista illustrata a Elena Xausa

Berlino, Milano, Venezia, New York… dove si trova esattamente Elena Xausa durante la quarantena? A suo dire, spesso sull’amaca della casa di famiglia, immersa nel verde della campagna veneziana e circondata dagli affetti più cari, ma senza smettere di disegnare. Nè di essere il concentrato di forza, umorismo ed energia positiva che scorre da sempre inarrestabile attraverso ogni illustrazione. Elena ha risposto alle mie domande riflettendo sulla nuova velocità che la vita ha preso, le abitudini e le scelte del recente passato che inevitabilmente saranno diverse da qui in poi, senza nostalgia o timore, ma come sempre guardando il futuro dritto negli occhi.

IDENTIKIT
Nome e cognome: Elena Xausa
Data di nascita: 11/07/84
Professione: Illustratrice
Luogo di quarantena: Marostica – Vicenza
Sito web: elenaxausa.com
Instagram: @elenaxausa
Facebook: Elena Xausa

Con chi stai trascorrendo la quarantena?
Sono molto fortunata, in questo momento molto strano mi trovo nella grande casa dei miei genitori in Italia. C’è pure il mio essere umano preferito al mio fianco, Lorenzo, con cui normalmente vivrei a NY, e il cane Thelma con i suoi otto cuccioli.

Come è cambiato il tuo modo di lavorare?
A livello qualitativo direi che non è cambiato molto, potrei dire però che a livello quantitativo la mia produzione di illustrazioni è calata un po’. Tutti in generale se la sono presa più comoda e ho notato un rallentamento nel botta e risposta alle mail. Sono anche saltati alcuni lavori commerciali che prevedevano l’integrazione di fotografia e illustrazione e quindi la produzione di shooting. A livello editoriale invece il tran tran è rimasto invariato e io ne sono ben felice. Ho più tempo per me, per provare cose nuove, per leggere o semplicemente fare un esplorazione nei boschi dietro casa assieme a Lorenzo.

Un fatto di questo periodo che ti ha colpito in modo particolare.
Più che un fatto una riflessione. Tempo fa avevo illustrato un articolo che raccontava di come le iniezioni ripetute di Botox paralizzano il viso e rendono le persone incapaci di esprimere le proprie emozioni. Questo conduce a una forma di depressione dovuta al fatto che non è possibile manifestare la propria empatia mimando le espressioni di chi sta di fronte, come ricambiare un sorriso naturale. Forse anche l’uso di mascherine, che sia ben chiaro ritengo essere assolutamente necessario, protratto nel tempo avrà lo stesso effetto sul nostro stato d’animo. Forse le mascherine diventeranno trasparenti o saranno un accessorio immancabile nel nostro guardaroba e saranno super disegnate e pensate in tutte le varianti colore. E forse l’intera industria dei rossetti crollerà mentre il trucco degli occhi sarà sempre più pompato. Forse fare sesso senza preservativo diventerà meno grave di farlo senza mascherina. Forse i sorrisi saranno scambiati solo nell’intimità come accade per le donne che indossano il niqab. Forse Miss Keta si toglierà la maschera e la sua vera provocazione sarà quella di fare performance a volto scoperto. Forse andremo a vederla dimenarsi restando dentro la nostra macchina perché i live saranno tutti drive-in e forse le bevande saranno indossate attorno alla testa a mo’ di Duff Beer e io forse come al solito mi sto facendo troppe domande.

Il tuo angolo di casa preferito?

Cosa ti manca maggiormente in questo momento?
Il sushi. Qui in campagna poi il delivery è un’utopia però credo che a breve sarà possibile comprarlo take-out.

Cosa fai per tirarti su di morale quando sale lo sconforto?
Vado dietro casa a stritolare i cuccioli di Thelma. Lo so, non mi merito tanta fortuna.

Un album da ascoltare in quarantena?
Consiglio qualcosa di Django Reinhardt, lui di album veri e propri non credo ne abbia mai registrati ma la sua musica ha uno strano effetto terapeutico su di me e mi aiuta a mettere il pilota automatico quando disegno. Consiglio anche la radio podcast

Un film o serie da guardare?
Risponderò consigliando le cose più recenti che ho visto e che mi hanno colpito perchè ho una pessima memoria: la serie animata in rotoscopic “Undone” con Bob Odenkirk e il documentario “Rat Film” che mi è molto piaciuto.

Un libro da leggere?
A rigor di logica bisognerebbe leggere “Spillover” di David Quammen ma si rischia sul serio di prendersi male.
Altrimenti cose molto leggere ma spassose come “Il monte analogo” di Reni Daumal (appena scoperto prestato da un’amica), “Karoo” di Steve Tsesich oppure qualsiasi cosa di Carrère che a me piace tanto e sempre.

Un artista da scoprire?
Io sto scoprendo Jonas Wood e Louise Bonnet. Invidio il loro poter lavorare su grandi formati, spero di poterlo fare anch’io un domani.

Cosa imparerai da questa esperienza?
Ho imparato una cosa che condivido con molti amici della mia cerchia. Questo lockdown ha permesso a ciascuno di tornare ad ascoltare il richiamo delle proprie vere passioni e bisogni. Ho sentito molti amici mettere in discussione il ritmo lavorativo troppo veloce e fuori controllo a cui stavano procedendo. Mi sembra ci sia una voglia comunque di rallentare un po’, riappropriarsi dei propri spazi, approfondimenti e passioni inaspettate. Spero anche che tutto questo stupore per il poco inquinamento che c’è stato si trasformi in veri programmi politici e vera trasformazione delle nostre abitudini di vita.

Quale sarà la prima cosa che farai quando l’emergenza sarà rientrata?
Andare a mangiare del sushi.

Roberta Zeta
Illustratrice italiana, dopo varie esperienze in giro per il mondo si è stabilita a Los Angeles. Accidentalmente laureata in legge, disegna da sempre, dedicandosi a progetti editoriali e fashion. Scrive per Picame dal 2009.

Iscriviti alla newsletter

Ogni bimestre riceverai una selezione dei nostri articoli.

Iscrivendoti dichiari di accettare la nostra Privacy Policy