Ama la cultura pop e vintage, sue fonti di ispirazione: dalla serie tv alle riviste trash delle sale d’attesa, fino ai movimenti artistici modernisti. Nei suoi lavori cerca sempre di mantenere una sensazione tattile, usando texture realizzate a mano che poi traspone nell’elaborazione digitale. L’esigenza di mantenere un’impressione di manualità nelle sue illustrazioni deriva dalle esperienze che ha fatto con la serigrafia e il collage. Questa caratteristica, unita ad una impostazione naif, conferisce ai suoi personaggi (che lui stesso definisce “sghembi“) un’immediatezza espressiva fortemente riconoscibile, che ricorda a tratti il nostro Scarabottolo.
Adam Avery vive e lavora a Norwich, dove si è diplomato in graphic design alla locale University of the Arts nel 2011. Ha pubblicato su The Guardian, Wired, The Sunday Times e altre riviste internazionali. Questo è il suo portfolio.