Chiara Morra è un’illustratrice e graphic designer con base a Torino che spazia tra progetti editoriali e personali senza mai perdere di vista la sua originale interpretazione del mondo, che ci trasmette con uno stile intimo, minimale e visionario.
L’abbiamo scoperta tra i finalisti della Call for Artist di Orvieto Cinema Fest e non potevamo non farle qualche domanda sulla sua estetica delicata e pulita, dove ogni dettaglio è al posto giusto e rivela un’attenzione rigorosa per il significato che vuole trasmettere. Le abbiamo chiesto di raccontarci come si approccia al lavoro, esplorando da vicino la filosofia artistica e creativa alla base e cercando di farci svelare qualche sogno nel cassetto.
Ciao Chiara e benvenuta su Picame! Presentati ai nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Ciao! Grazie a voi per l’intervista e lo spazio dedicato. Sono Chiara Morra e sono un’illustratrice freelance. Vengo da un piccolo paesino della provincia di Asti. Mi sono formata con una borsa di studio allo IED di Torino e al master di illustrazione Mimaster a Milano. Ho lavorato internamente come illustratrice per Grom e questo mi ha consentito di apprendere molte delle dinamiche rispetto a ciò che cerca un’azienda da un’immagine. Ora vivo e lavoro a Torino. Disegno per riviste, libri, aziende e soprattutto persone: perché dietro ad ogni commissione c’è un’idea, una visione da tradurre. Adoro raccontare e suggerire storie attraverso il minor numero possibile di segni e colori.
Ti definisci “un’illustratrice per riviste, libri, giocattoli e persone”. In quale ambito ti senti più a tuo agio e in quale preferisci sperimentare?
Di base amo questo lavoro e la sua versatilità perché mi consente di approfondire sempre argomenti diversi. Ritengo che si possa disegnare bene solo ciò che si conosce, quindi ogni commissione mi porta a studiare micro argomenti nuovi e questo lo trovo infinitamente stimolante. Se devo sbilanciarmi, per rispondere alla tua domanda, direi le copertine: perché richiedono un’estrema sintesi, sia visiva che concettuale.
Come nasce e come si struttura il processo creativo delle tue illustrazioni?
Comincio con la lettura: mi informo sull’argomento da rappresentare. Poi in maniera istintiva inizio a scrivere delle parole o delle immagini inerenti, quando visualizzo delle idee nel mare di voci inizio a disegnare. Un tempo a matita ora su iPad, successivamente riporto lo schizzo su Illustrator e ritraccio tutto per definire al meglio le forme geometriche. Infine preparo una palette di colori limitata: massimo 5 colori. Il mio motto è “Less is Morra”.
Dimmi tre cose che hai visto, letto e sentito nell’ultimo periodo che vorresti consigliarci e che ti hanno in qualche modo ispirata nei tuoi lavori.
È dura, da tutto può nascere qualcosa. Visto: Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson. Letto: Cose spiegate bene. Questioni di un certo genere. Sentito: Stevie Wonder Presents Syreeta di Syreeta Wright.
Qual è il ricordo dei tuoi anni da illustratrice a cui sei più legata?
Il ricordo migliore che ho sono le persone che mi hanno dato fiducia affidandomi un lavoro o una collaborazione, soprattutto all’inizio, e a cui continuo ad essere grata. Non dimenticherò mai la prima volta in cui incontrai Emanuela Trentin e Marilde Verzieri, rispettivamente CEO e Communication Manager per Siram Veolia: eravamo nella sede Feltrinelli di Milano per la pubblicazione del libro “CambiaMondo, cosa fare (e non fare) per il nostro pianeta” scritto da Beniamino Sidoti e Sergio Rossi. Mi hanno offerto grandi opportunità di crescita e con una fiducia verso la mia professione senza pari.
Raccontaci a cosa stai lavorando in questo momento e quali sono i tuoi progetti futuri.
Sto lavorando alle copertine di Food per il 2023, sto illustrando una linea di marmellate e creme spalmabili che uscirà quest’anno, alcune copertine per varie case editrici, un poster per un festival marchigiano. In futuro mi piacerebbe realizzare un libro illustrato personale.
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