È la stessa Yoshi Mari a dare una definizione dei suoi paesaggi: “Molte storie, una storia: fuggire dalla vita frenetica immergendosi nell’ambiente naturale e nei suoi ritmi“. In essi ritroviamo spesso un personaggio, vestito di bianco e rosso e talvolta accompagnato da altre piccole figure, che si muove nella natura e implicitamente ci invita a seguirlo nella contemplazione: è l’alter ego dell’autrice.
L’insieme delle sue illustrazioni diventa un diario naturalistico, il racconto silenzioso di un viaggio attraverso le stagioni e i suoi colori. Conosciamola meglio.
IDENTIKIT
Nome Cognome: Yoshi Mari
Data di nascita: 16/01/1988
Professione: Illustratrice e graphic designer
Città: Firenze
Sito web: www.yoshimari.it
Instagram: @yoshi_mari_illustrations
Ciao Yoshi e benvenuta su Picame. Vuoi presentarti ai nostri lettori raccontandoci chi sei, da dove vieni e che cosa fai?
Ciao! Sono un’illustratrice italo-giapponese, fiorentina di adozione, con una grande passione per il mondo naturale. Tant’è che, concluso il Liceo Artistico, mi sono (doppiamente) laureata in Scienze agrarie e ambientali. Ma dopo qualche anno all’estero e un figlio, ho riscoperto la mia vocazione per le arti visive: ho quindi deciso di ributtarmici a capofitto e costruirci un lavoro. Ed eccomi qui.
Quando è iniziata la tua passione per il disegno e l’arte?
Figlia di artista, quando sono riuscita a prendere una matita in mano…
Ricordi il tuo primo disegno?
No, ma ricordo la mia minuscola scrivania ai tempi della materna, e le ore passate a disegnare.
Il tuo stile è doppio, per tua stessa ammissione: naturalismo e astrattismo. Qualche volta non ti senti come il dottor Jekill e Mr. Hyde?
Beh, in un certo senso sì. Mentre una parte di me passerebbe le giornate in casa a lavorare con i colori, l’altra vorrebbe solo vagare per prati e boschi. Non saprei chi è Jekill e chi Hyde. Ma credo anche che, al momento, il mio lavoro riesca a soddisfare questa doppia trazione. Il mio stile racconta l’immersione nella natura in chiave sognante e espressionista: non mi faccio imprigionare dal dettaglio e dal realismo, ma lascio spazio al sentimento che mi suscita la contemplazione del paesaggio.
Il doppio binario è anche nel tuo “attivismo” ecologista che si manifesta nell’aderire a iniziative sul territorio, come il progetto per la gestione collettiva dell’agro biodiversità; e poi c’è NFT Yoshi’s Planet, ci puoi dire come è nato e quali sono stati i risultati?
Un anno fa sono stata contattata da un piccolo gruppo di informatici appassionati di arte digitale con un’idea: lanciare una piccola collezione di NFT “artigianale” e di qualità, in contrasto con le collezioni “hype” composte da decine di migliaia di variazioni autogenerate da algoritmi. Ho accettato incuriosita, e per aggiungere un senso di “concretezza” a questa dimensione per me nuova, ho proposto di donare una percentuale di ogni singola vendita a iniziative di riforestazione… e così è nato il progetto Yoshi’s Planet: 135 illustrazioni vendute, e 600 alberi piantati in giro per il mondo!
Il tuo forte interesse per l’ambiente si riflette nei panorami naturali delle tue illustrazioni dove l’essere umano è una formica persa nel verde. Sei ottimista per il nostro futuro?
No, non sono troppo ottimista. In un certo qual modo il mio lavoro vuole essere un grido, un richiamo alle cose essenziali, richiamo che rivolgo a me stessa in primis.
C’è uno dei tuoi lavori al quale sei più affezionata?
Quello che vedete qui sotto è il disegno che mi ha aiutato molto a capire in che direzione volevo andare con il mio lavoro.
Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
Eyvind Earle, Frank Espinosa, Sydney Smith.
Un artista o un personaggio del passato o del presente che ti piacerebbe incontrare di persona?
È un campo molto ampio da cui pescare… mi farei volentieri una chiacchierata con Bruno Munari.
Hai qualche altra passione o sogno nel cassetto?
Sono una camminatrice seriale, amo le lunghissime passeggiate in montagna e lungo sentieri di cui non si vede la fine. Prima o poi finirò a dipingere i segnalini bianco-rossi del CAI.
Puoi dirci su cosa stai lavorando in questo periodo?
A un Silent Book e ad un mazzo di Tarocchi senza personaggi (no, neanche uno), in cui a parlare sono i paesaggi…