Tutto ciò che catturiamo con gli occhi è una parte fondamentale della nostra storia e, come accade nelle illustrazioni di Daria Rosso, spesso la trasmettiamo, consapevoli o meno, nei progetti che realizziamo. I ricordi del passato e le passioni del presente s’intrecciano e trovano il loro perfetto punto d’incontro, in equilibrio tra la ricerca dei dettagli e una buona dose di surrealismo.
Daria è una giovane illustratrice e artista diplomata all’Accademia delle Belle Arti di Torino che ha scelto di fare del viaggio e del disegno la propria ragion d’essere, sempre alla ricerca di nuovi stimoli creativi e angoli da esplorare. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei per farci raccontare cosa ispira il suo lavoro e il modo di raccontare quello che la circonda, facendoci svelare qualche anticipazione sui suoi prossimi progetti.
Ciao Daria e benvenuta su Picame. Come è nata la tua passione per l’illustrazione?
Disegno da sempre. Entrambi i miei genitori lavorano nell’ambito artistico, per cui sono cresciuta in un ambiente in cui il disegno, la pittura e la scultura erano i mezzi per passare il tempo, fermarsi a guardare il mondo da vicino, comprenderlo e reinterpretarlo. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti decisi di voler viaggiare e quello che doveva essere un anno sabbatico si trasformò nel mio stile di vita degli ultimi sei anni. Vivere esplorando il mondo ti porta a riempirti gli occhi di cose nuove, sconosciute e differenti ogni giorno. La sola costante di questi anni di avventure è stato il disegno, attraverso il quale mi prendevo il tempo per osservare, scomporre e reinterpretare le nuove situazioni nelle quali mi trovavo. Esattamente come quando accadeva da piccola, ho imparato a capire il mondo attraverso i segni di una matita. L’illustrazione come lavoro inizió un po’ per caso tre anni fa, quando incontrai un’artista che dopo aver visto la mia montagna di quadernetti, moleskine e disegni di ogni genere mi convinse che avevo talento, e che avrei dovuto provarci.
Quale tecnica usi o preferisci utilizzare?
Principalmente disegno ad acquerello e poi rifinisco i disegni in digitale. Mi piace questa tecnica perché lavorando ad acquerello ho un’idea di come vorrei vedere l’opera una volta finita ma c’è sempre una variabile di caso presente ed è un buon equilibrio tra intenzione, capacità e acqua, che è un elemento incontrollabile.
Cosa vorresti trasmettere con i tuoi lavori?
I miei lavori sono spesso fini a sé stessi. L’arte è il mio personale mezzo di meditazione, è il mio modo di ritagliarmi del tempo, ridurre la velocità e soffermarmi nei dettagli. Le opere della serie “men on food” sono quelle con cui mi diverto di più. In generale cucina e disegno sono le mie più grandi passioni, e l’idea di poter giocare con una fusione delle due mi sembra meravigliosa. Mi piace creare situazioni surreali, che obblighino chi guarda a soffermarsi, rallentare e cercare i dettagli per poter “leggere” l’opera.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
In primis sono affezionata al ricordo del mio professore di Arti Plastiche negli anni del liceo; non so perché, però ogni volta che penso a come sono arrivata a vivere arte, lui è una delle prime persone che mi vengono in mente. Poi ci sono gli artisti di tutto il mondo: illustratori, pittori, scultori. Adoro vedere e comparare, come in angoli diversi del pianeta, gli stessi soggetti acquisiscano forme e colori differenti. Ci sono designer innovativi che con le loro composizioni geniali mi spingono a osare di più e poi ci sono i grandi del passato, dell’arte surrealista, dadaista, classica dai quali sono sicura di poter trovare risposte e referenze nei momenti in cui ho bisogno di una guida.
Raccontaci il progetto di cui vai più fiera e perchè.
Il progetto di cui vado più fiera è uno sul quale sto lavorando in questo momento: un libro per bambini illustrato che uscirà a breve e per il momento non posso rivelare nessun dettaglio. Però è come coronare un piccolo sogno di sempre, mi ricordo di come passavo pomeriggi interi, da piccola, perdendomi tra le pagine delle favole illustrate e quando penso alla mia infanzia, la vedo a disegni ad acquerello. L’idea che qualche bambino possa passare del tempo viaggiando e perdendosi nelle mie illustrazioni mi rende la persona più felice del mondo.