Quando se ne va in giro per Tammisto, vicino a Helsinki, è facile riconoscere Pete Harju dal suo caratteristico e inseparabile cappello e dai suoi baffi a manubrio. Ha cominciato a pubblicare i suoi disegni su Instagram nel 2014, intervallati da autoritratti fotografici nei quali appare come un dandy moderno o un elegante voyeur, riconoscibile come alter ego anche nelle sue illustrazioni.
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L’erotismo non è l’ingrediente che caratterizza i suoi soggetti e, a ben vedere, anche il sesso è più un mezzo che un fine. Le scene riflettono uno spirito eclettico che passa dal concettuale al surreale, dall’ironia al dramma, sfiorando il giudizio sociale. Per Pete il desiderio va oltre l’aggettivo “carnale” e coinvolge tutti gli aspetti della nostra vita. Questa visione nel tempo ha influenzato anche i suoi spettacoli dal vivo, che hanno iniziato a comprendere il burlesque.
I corpi hanno forme naturali, senza esagerazioni o stilizzazioni pornografiche. Un modo per incoraggiare l’autostima e l’accettazione del proprio aspetto. È lo stesso artista ad affermare che:
“L’arte può restituire l’aspetto spirituale alla sessualità. L’eccitazione erotica può essere generata da uno qualsiasi dei nostri sensi. È sufficiente un particolare: la curva del labbro, una caviglia nuda, il modo di tenere la tazzina del caffè, il profumo del vino nell’aria”
Le storie piccanti di Pete sono sia su Instagram che su Facebook.