Federica Del Proposto è un’illustratrice e visual artist, laureata in Architettura, che avevamo già intervistato nel 2019. I suoi lavori sono ricchi di dettagli e minuziosi particolari, incorniciati da linee nere, nette e precise, che omaggiano la passione dell’autrice per il mondo del fumetto.
L’infortunio, che la costringe ad una pausa forzata di qualche settimana, la porta a risvegliare l’interesse per la nobile arte della pittura ad inchiostro giapponese e a lasciarsi suggestionare da un approccio differente e sperimentale, lontano dalla sua tecnica abituale.
Nasce Ten Minutes Drawings, una serie che attualmente in progress, che la stessa Federica ha voluto raccontarci meglio partendo dalle prime suggestioni fino ai ritratti essenziali dei suoi divi carismatici.
Ciao Federica e bentornata su Picame. Raccontaci qualcosa di più su Ten Minutes Drawing
Durante la scorsa estate ho avuto un infortunio al braccio sinistro, una compressione del nervo ulnare che ha lasciato due dita della mano sinistra senza sensibilità per molte settimane. Anche se il sinistro non è il braccio con cui disegno, i medici mi consigliarono di tenere comunque a riposo anche il destro per almeno uno/due mesi, prendendo quindi una pausa dai miei ritmi di lavoro quotidiani e disegnando qualche minuto, mezz’ora massimo al giorno. Per quasi due mesi ho dovuto quindi mettere in pausa le commissioni e le mie tecniche di disegno abituali, molto dettagliate, e ho iniziato una nuova serie personale di ritratti, disegnati velocemente a pennello digitale, nella ricerca di un modo più rapido possibile per esprimere il mio stile. In qualche settimana sono completamente guarita e sono tornata alle mie linee abituali, senza però abbandonare questa nuova versione del mio stile. Ho continuato a disegnare i ritratti parallelamente alle nuove commissioni. La serie è tuttora in progress e sta ricevendo le sue prime richieste di collaborazione.
Come ti sei avvicinata alla pittura ad inchiostro giapponese?
Nel 2020 avevo iniziato ad esplorare una tecnica ispirata al Sumi-e giapponese. Dico ispirata perché era una versione certamente semplificata della tecnica tradizionale. Avevo creato una serie di disegni usando due brushpen, una rossa e una nera, disegnando su carta pergamena. Non ho usato i pennelli e l’inchiostro tradizionale ma l’approccio è stato simile a quello del Sumi-e, che è quasi un “disegno calligrafico”, e che ha come obiettivo quello di raffigurare con pochissimi tratti l’essenza del soggetto che si sta disegnando. Non ci sono quindi segni a matit da seguire o schizzi preparatori, si va direttamente sul foglio e tutta la fase di preparazione rimane nella propria testa. Era un momento in cui ragionavo molto sulla precisione netta di quasi tutte le mie illustrazioni e avevo voglia di esplorare più libertà, gesti più fluidi ed espressivi. Questa qui è la serie di disegni del 2020.
Come hai scelto i volti dei protagonisti del tuo nuovo progetto?
Anche nei disegni del 2020 i soggetti sono persone e non animali o elementi della natura, tipici invece del vero Sumi-e. I volti che ho scelto di disegnare sono principalmente persone note della musica pop o del cinema che ammiro da tempo. Alcuni di questi volti, come quelli di Tilda Swinton o di Joaquin Phoenix, escono dai canoni di bellezza ordinari della società attuale, diciamo, quindi per me erano particolarmente interessanti da disegnare e difficili da rendere in pochi tratti. Sono tutti comunque volti di persone con una storia forte, affascinante.
Come pensi che “Ten Minutes Drawing” possa influenzare il tuo modo di concepire e sviluppare i tuoi lavori futuri?
Questa serie, insieme a quella del 2020, mi ha aiutata a riscoprire la parte più espressiva del mio stile. Rendere le espressioni con pochi tratti è il mio approccio naturale al disegno, era ciò che facevo a inizio carriera quando scrivevo e disegnavo fumetti da autodidatta. Nell’illustrazione e con il tempo ho poi perseguito ricerche più sofisticate tralasciando questa parte. Penso che questa riscoperta influenzerà i miei lavori futuri e forse non è un caso che sempre nel 2020 io abbia anche ripreso, dopo un decennio di stop, a scrivere e disegnare fumetti.