Giulio Castoro, nato 33 anni fa a Udine ed è autore per la televisione, è l’ideatore dell’account Insta Della Spesa. L’esigenza di ideare e raccontare è il suo pane quotidiano, ed è forse anche per questo che, tra vari traslochi in giro per l’Italia, ha sempre collezionato liste della spesa.
I desideri e i bisogni degli Italiani, scritti e passati di mano in mano, racchiudono un mondo che è sotto gli occhi di tutti ma spesso passa inosservato. Giulio ha pensato di trasformarlo in uno strumento per raccontare, in modo alternativo e singolare, il nostro tempo e il nostro paese, strappando a volte un sorriso e a volte qualcosa di più.
È da poco disponibile in tutte le librerie Prosecco, pannolini e pappa per il gatto. Piccole grandi storie della nostra vita in 150 liste della spesa, libro che raccoglie il meglio della sua collezione. Ce ne ha parlato Giulio in persona, svelandoci anche alcuni retroscena del progetto.
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Ciao Giulio, benvenuto su Picame. Rompiamo subito il ghiaccio: se dovessi fare una lista della spesa per descriverti ai nostri lettori, quale sarebbe?
È una domanda molto bella, perché io non faccio liste della spesa in verità, è questa la cosa assurda. È un po’ come quando dici che a casa del falegname le sedie traballano! Però, se dovessi farne una, metterei sicuramente come elemento prioritario la curiosità. Questa ricerca ossessiva di liste della spesa nei supermercati parte da questo e anche da una mia indole a ficcare il naso nella privacy altrui, in modo assolutamente buono e non cinico. Le liste sono per me un’occasione per sbirciare in una delle zone più intime della casa, e cioè la cucina, la dispensa.
Raccontaci quando e come è nata l’idea.
Durante questa ricerca ci sono stati tanti momenti che mi hanno fatto capire, come suggeriva Umberto Eco, che le liste della spesa non solo soltanto delle cartacce che scriviamo per noi stessi, che perdono valore una volta finiti gli acquisti, ma sono dei veri e propri contenitori di storie. Ogni volta che andavo a fare la spesa trovavo questi foglietti da cui spuntavano delle calligrafie un po’ sbilenche, e mi incuriosivano. Ho iniziato a raccoglierne una, due, tre, quattro, e a quel punto mi sono reso conto di avere in mano una sorta di fotografia di quello che c’è nella pancia del paese. Se ne parla molto spesso, ma non sappiamo mai cosa c’è dentro. Questa mia ricerca dà un po’ il metro di quello che c’è dentro ognuno di noi.
Le trovi tutte tu o ti fai aiutare da qualcuno?
Sono tutto solo in questo progetto bizzarro! In sette, otto anni di ricerca ne avrò collezionate più di 2500, le tengo sparse in varie scatole di scarpe.
Come scegli quale pubblicare?
All’inizio le pubblicavo abbastanza voracemente; poi una volta aperto il profilo Instagram, ormai quattro o cinque anni fa, le persone hanno cominciato a mandarmi le loro liste della spesa, o quelle che trovavano in giro. Adesso c’è una sorta di 50 e 50, tra liste in mio possesso e liste che ricevo dai followers. Sono letteralmente ricoperto da liste della spesa. Condivido quelle che mi fanno sorridere, a volte provare nostalgia. Non so come ben definire il sentimento che a volte generano, ma ricevo anche messaggi che mi dicono “questa lista mi ha fatto commuovere”. È una cosa che non credevo sarei mai riuscito a fare.
L’aspetto estetico e grafico delle liste potrebbe essere oggetto di una piccola indagine sociologica: cosa hai scoperto di nuovo sulle persone grazie a questa avventura (tolto il fatto che non sappiamo scrivere correttamente le parole yogurt e würstel)?
Anche salsiccia è una parola che viene molto spesso sbagliata o sostituita con salciccia. Nella zona di Roma c’è chi la chiama sarciccia. A livello antropologico ho trovato che la lista della spesa e la spesa in generale sono argomenti che fanno molto litigare le coppie. Le liste più belle per me sono quelle che mostrano una sorta di botta e risposta tra partner. Da una parte c’è qualcuno che commissiona, dall’altra qualcuno che va a fare la spesa. Accade spesso, ma non vorrei generalizzare, che sia la donna a scrivere, o meglio, la donna è la mente e l’uomo è il braccio. Esce fuori un’immagine abbastanza disastrata della figura maschile, perché a volte si trovano anche dei rimproveri sulle liste, del tipo: “Non comprare questo, mi raccomando, compra quest’altro”. Molte raccomandazioni dirette prevalentemente all’uomo, che sennò tornerebbe a casa con birra, birra e altra birra. Almeno, questo è quello che farei io.
Quando trovi o ricevi una lista la scansioni, la scontorni e applichi uno sfondo colorato. C’è altro lavoro sull’immagine?
Non altero mai le liste. L’unica volta che l’ho fatto è stato per cancellare un numero di telefono. Mi piace anche che non si ripetano liste disegnate, che penso siano state fatte da una persona giovane, quindi cerco di pubblicarne subito dopo una che immagino possa essere stata scritta da una persona anziana, per dare una sorta varietà. Ma non c’è post produzione: è tutto vero.
Qual è la tua lista preferita?
Ne ho una in particolare, che purtroppo non è in mio possesso perché mi è stata mandata nel 2018. Mi commuove molto nonostante sia un po’ ambigua. È di una signora anziana che scrive al compagno di una vita, immagino, con una scrittura molto antica: “Per piacere, comprami il carbone vegetale per non scorreggiare la notte”. Capisco che possa suonare strana: ma dentro queste parole c’è tantissimo amore, tantissima intimità.
La troveremo quindi nel tuo nuovo libro. Cosa possiamo aspettarci da Prosecco, pannolini e pappa per il gatto?
Ho provato dare una categoria ad ogni lista. È stato un gioco, perché non è detto che le liste che ho inserito in Anziani, Coppiette o Coinquilini, siano realmente appartenenti a quella categoria. Ma ho provato a chiudere gli occhi e immaginarmi la casa di queste persone. È stato abbastanza facile con la categoria Coinquilini, perché si percepisce del disagio: c’è tantissima pasta col tonno, alcool e prodotti più o meno illegali. Poi ci sono le liste delle famiglie, che sono quasi tutte legate al lockdown, e sono quasi dei fogli protocollo, visto che la spesa in quel periodo raddoppiava, triplicava, per cercare di soddisfare le richieste di tutti. Ne sono uscite delle piccole perle.
Progetti per il futuro?
Adesso sto facendo il giro di presentazioni del libro nelle librerie e sto chiedendo alle persone di portare dal vivo le proprie liste o di compilarle sul momento. Alla fine facciamo una specie di reading collettivo: le liste sono anonime e io cerco di indovinare chi tra il pubblico può averle scritte. È molto divertente, sia per me che per i presenti.