Artisti in Quarantena – Intervista illustrata a Vito Ansaldi

L’illustrazione è la comfort zone spirituale di Vito Ansaldi, uno spazio in cui può allenare la creatività e sentirsi libero. Condizione che condivide con molti altri suoi colleghi e che emerge prepotente soprattutto in questo periodo. Pur non avendo una formazione accademica il suo passato da tecnico informatico lo ha avvicinato al mondo dell’illustrazione digitale e la passione per l’arte, che condivide con la moglie, lo ha definitivamente convinto a riprendere in mano le matite.

Il suo amore per l’arte concettuale ha determinato anche il suo approccio nell’illustrazione, che predilige le metafore visive con un tocco di ironia e sensibilità personale. La sua capacità di sintetizzare gli umori del lockdown e soprattutto la speranza per un futuro migliore si manifestano in una serie di illustrazioni che Vito ha condiviso sul suo profilo Instagram nell’ultimo periodo.

IDENTIKIT
Nome e cognome: Vito Ansaldi
Data di nascita: 15 aprile 1981
Professione: illustratore
Luogo di quarantena: Torino
Sito web: vitoansaldi.com
Instagram: @vitoansaldi.illustrations
Facebook: vito.ansaldi.illustrations
Approfondimenti: picamemag.com/vito-ansaldi

Con chi stai trascorrendo la quarantena?
Con mia moglie Chiara, la nostra cagnolina Maya e il nostro gattone rosso Romeo.

Come è cambiato il tuo modo di lavorare?
Dal punto di vista logistico non è cambiato molto ovviamente, disegno dalla scrivania di casa, come sempre.
Per quanto riguarda il processo di creazione, invece, mi sono reso conto che l’unicità della situazione che stiamo vivendo ha monopolizzato un po’ il mio pensiero. È stato difficile trovare, almeno per le mie ultime illustrazioni personali, un tema che non fosse influenzato da questa pandemia. Evidentemente l’impatto psicologico è considerevole, forse più di quanto io avverta.

Un fatto di questo periodo che ti ha colpito in modo particolare.
Ho avuto l’impressione che moltissime persone, limitate nella libertà di uscire dalle proprie case, si siano rifugiate per compensazione nell’espressione del loro personale estro. Ne hanno (ri)scoperto il valore. C’è chi cucina piatti che non aveva mai cucinato, chi ha messo da parte l’imbarazzo cantando e suonando dai balconi allietando (a volte) il vicinato, chi si è divertito inventando nuovi giochi per intrattenere i propri figli, chi ha voluto creare mascherine dai tessuti più fantasiosi e colorati, chi si dà agli acquarelli, al bricolage, etc. È la prova di quanto sia importante e liberatorio per il genere umano esprimere e alimentare la propria creatività, e di quanto quest’ultima appartenga a tutti.

Il tuo angolo di casa preferito?
Le piastrelle del pavimento più consumate in casa mia sono 24. Partono dal divano e arrivano al frigo, purtroppo.

Cosa ti manca maggiormente in questo momento?
Il senso dello spazio (il tempo ce l’ho). Un appartamento in città con due piccoli balconi al terzo piano mi fanno desiderare ora più che mai un piccolo giardino o un terrazzino da cui prendere comodamente aria e luce diretta.

Cosa fai per tirarti su di morale quando sale lo sconforto?
Mi provoca una tristezza infinita pensare a quante siano le vittime di questa pandemia. Mi è di aiuto rimanere attento, razionale e lucido e avere la forte speranza che tutto ciò finisca il prima possibile, senza ulteriori perdite. È auto-consolatorio per me rimanere ottimista, nonostante tutto. Spero, inoltre, che il genere umano riveda anche solo in parte le proprie priorità, che da questa situazione si possa dare un valore differente alla vita.

Un album da ascoltare in quarantena?
A me è capitato di ri-ascoltare “Into the Wild” di Eddie Vedder, colonna sonora dell’omonimo film.

Un film o serie da guardare?
“Il ragazzo che catturò il vento (The boy who harnessed the wind), bellissimo film tratto da una storia vera.

Un libro da leggere?
“La fine del mondo storto” di Mauro Corona.

Un artista da scoprire?
Ho scoperto da poco Jon Krause, illustratore di Philadelphia.

Cosa imparerai da questa esperienza?
A godere pienamente del tempo libero, credo e spero. Spesso non facciamo altro che correre protratti in avanti, quasi per inerzia, organizzando forsennatamente il domani. Poi appena ci capita improvvisamente di fermarci (in questo caso forzatamente) quasi non sappiamo che fare di noi stessi e del tempo a disposizione nel presente.

Quale sarà la prima cosa che farai quando l’emergenza sarà rientrata?
Al momento sono un tipico cittadino intrappolato tra le mura domestiche e quindi sto bramando un bel picnic in qualche prato di montagna, in mezzo alla natura.

Art director e web designer, diplomato in scenografia con esperienze di teatro, fumetto, animazione, illustrazione e scultura. Scrive per Picame dal 2015.

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