Quello di Nicola Ferrarese è uno di quei volti che ti restano subito impressi perchè trasmettono simpatia e semplicità. Caratteristiche che puntualmente si ritrovano all’interno del suo portfolio, ricco di illustrazioni vivaci e colorate. Ci siamo conosciuti a Cremona durante la cerimonia di premiazione del concorso di illustrazione Tapirulan (in cui è stato annoverato tra i 48 finalisti), iniziata all’interno di uno splendido centro culturale e finita in trattoria a tarallucci e vino.
Il suo stile geometrico è il risultato di un mix tra disegno tradizionale e digitale. Le illustrazioni, spesso affollate di personaggi, ritraggono con sarcasmo alcune tra le più comuni situazioni quotidiane – la palestra, il vagone della metro, il supermercato – e prendono in giro i comportamenti e le abitudini dell’uomo moderno, schiavo delle nuove tecnologie e di uno stile di vita sempre più social e meno reale.
Il suo ultimo lavoro è l‘header qui sopra, che ha voluto regalare a tutti i lettori di Picame, nel quale ritrae una situazione che – da nuotatore incallito quale sono fin dalla più tenera età – conosco fin troppo bene: il momento in cui, poco prima di salire sul blocco, i nuotatori si “esibiscono” in vari stiracchiamenti e movimenti al limite della dislocazione omerale.
Nicola ha una lunga lista di clienti importanti tra cui Sky, Vans, Ikea e New Balance, e oggi si divide tra la sua attività di illustratore (e muralista, come vedremo) e quella di direttore del Treviso Comic Book Festival, che quest’anno giungerà alla 16a edizione. Ha anche realizzato vari ritratti di personaggi famosi come Dario Fo, Massimo Bottura e Donald Trump. Mi sembrava quindi doveroso farvelo conoscere meglio.
Ciao Nicola, benvenuto su Picame. Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Sono originario di Jesolo, ma vivo a Treviso da oramai dieci anni dove lavoro come illustratore freelance, collaboro con riviste e agenzie per vari clienti e sono direttore organizzativo del Treviso Comic Book Festival.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Sicuramente il mio ruolo all’interno di un Festival così importante mi ha portato a contatto con artisti di spessore, vedere le loro tavole da così vicino e conoscere le loro storie e modalità di lavoro è una grande fonte di ispirazione. Ma se devo dare un’idea più ampia di cosa influenza il mio lavoro devo dire le persone, osservarle è uno dei miei passatempi preferiti: ho lavorato come cameriere per tantissimi anni quando ero più giovane, mi piaceva osservare i comportamenti e capire la psicologia delle persone nei loro momenti liberi e devo dire che il bar è un punto privilegiato, ancora adesso mi diverto a guardare la gente dal tavolino quando bevo un caffè.
Quale tecnica utilizzi?
Tutto il mio lavoro parte da una traccia a matita veloce ma già abbastanza definita, successivamente definisco la tavola con i pennelli di Photoshop. Le palette colori invece le rubo alle riviste di arredamento.
Nei tuoi ultimi lavori compaiono diversi riferimenti satirici al web e ai social media. Qual è il tuo punto di vista sull’argomento?
Credo che i social siano utilissimi e che sia oramai quasi impossibile potersi permettere il lusso di non usufruire delle comodità che ti permettono, in special modo per chi fa il mio mestiere. Tuttavia penso che talvolta si perda la cognizione di dove siamo e cosa stiamo facendo, godersi una vacanza senza dover per forza condividere foto di un panorama o apprezzare un piatto senza l’assillo di quanti like possa guadagnare su Instagram sarebbe più salutare. Il valore della privacy (quella vera) è qualcosa che meriterebbe una riflessione da parte di tutti. E allora disegnarne le sfumature mi permette di riflettere e di riderci su.
Parlaci del progetto “Ti faccio un muro così”.
È il nome che ho dato a un progetto che mi permette di disegnare sui muri per conto di aziende o locali pubblici e di creare scenari illustrati su grandi formati. Mi piace pensare di accompagnare il lavoro di tanta gente dall’alto di un muro disegnato oltre a permettermi di uscire ogni tanto dallo studio. Ho scelto questo nome per dare una chiave ironica e far si che rimanga in testa.
Obiettivi per il 2019?
Lo vedo come un anno di crescita, sia personale che professionale e visto che da sempre sostengo che non è mai troppo tardi per imparare cose nuove spero di ampliare il mio bagaglio di esperienze personali e di viaggiare un pò di più. E poi c’è da mantenere il livello raggiunto dal TCBF, se penso che siamo arrivati al 16°anno c’è da esserne orgogliosi. Vi aspetto a Treviso!