Nell’ammirare oggi questi capolavori sembra incredibile pensare che il suo talento ha rischiato di essere dedicato alla contabilità. Nato a Reggio Emilia nel 1987 Marco Grassi ha infatti deciso di seguire la strada dell’arte solo dopo essersi diplomato in ragioneria, iniziando dall’Accademia di Belle Arti di Bologna.
“Ho frequentato un corso di restauro pittorico che mi ha permesso di entrare in contatto con la realtà dell’arte antica. Questo mi ha fatto decidere cosa volevo fare per il resto della mia vita.”
Ad un primo sguardo quello che ci meraviglia è la sua incredibile meticolosità tecnica, che si apprezza soprattutto nei dettagli. Non stupisce sapere che una di queste opere ad olio su tela richiedono almeno due o tre mesi di lavorazione. In questo video potete apprezzare la precisione delle sue pennellate.
Una critica frequente che viene mossa nei confronti dell’iperrealismo è che non sia poi molto diverso dalla fotografia. Marco replica che, nel suo caso, sia una definizione parziale e non del tutto corretta. Infatti la pelle delle sue modelle, soprattutto negli ultimi lavori, si trasforma in porcellana decorata e texture con motivi floreali: “Non si tratta di tatuaggi, sono delle metamorfosi, delle contaminazioni del corpo e dell’anima del soggetto.”
Quello che Marco vuole rappresentare è la contrapposizione tra la realtà intima sensibile degli esseri umani e la superficiale freddezza delle cose, belle e preziose, ma vuote dentro. Il risultato è un iperrealismo surreale che indaga il rapporto tra interiorità ed esteriorità.
– Leggi anche:
Marco Grassi ci racconta il capolavoro che lo ha impegnato per 3 anni