Di supporti alternativi per dipingere ne abbiamo già visti tanti ma la californiana Alexandra Dillon ha trovato una maniera veramente originale e suggestiva per umanizzare gli oggetti e dare loro una seconda vita. Un “realismo psicologico“, come la stessa autrice ama definirlo.
Utensili vari, soprattutto pennelli, trovati nei mercatini o regalati da altri artisti, sui quali realizza ritratti di persone immaginarie. È il dialogo silenzioso con l’oggetto a rivelarle i volti dei suoi personaggi: “come quelli di un romanziere, si impongono alla mia attenzione durante il processo creativo. Mentre lavoro su ogni faccia emerge una personalità e cerco di immaginare che tipo di vita conduca. E quando il pezzo è finito, mi suggerisce anche il suo nome.” L’idea le è venuta da un fatto increscioso: “Quando un incendio ha distrutto lo studio di un artista sono stata invitata, insieme ad altri colleghi, a creare qualcosa dai resti bruciati. Ho preso i pennelli e non appena ho finito il primo ritratto ho capito di aver creato qualcosa di speciale”.
Quando Alexandra sceglie di lavorare su mannaie, asce, lucchetti e altri oggetti di metallo quello che cerca è il contrasto tra la morbidezza di un volto e la durezza del materiale, perché a volte un bel viso può nascondere un carattere spigoloso e aggressivo. È la combinazione con la funzione dello strumento, oltre al ritratto, che crea il significato. Alexandra usa sia l’olio che l’acrilico e lo stile realista è frutto degli studi che ha fatto in Italia, per questo i suoi volti ricordano gli affreschi di Pompei e la tradizione classica del ritratto rinascimentale e barocco.