Un vecchio telefono a disco, una bici da cross anni ’70 e altri oggetti pop vintage, così piccoli da stare sul palmo di una mano. Mini-sculture che Lydia Ricci, graphic designer statunitense, realizza con gli scarti che ha raccolto nell’arco di trent’anni.
Il suo piccolo laboratorio è invaso da scatoloni di ritagli, per lei preziosi come se fossero rarità storiche. Il progetto, iniziato nel 2005, si intitola letteralmente From Scraps e dimostra che cosa si può creare da ciò che, normalmente, consideriamo spazzatura. L’intento non è dichiaratamente ecologico perché Lydia ha cominciato a ricreare questi oggetti ispirata dai ricordi della sua vita, ma ci riporta ad un tempo in cui le cose si aggiustavano e si riutilizzavano, invece di finire dritte tra i rifiuti.
Non cercate la bellezza o la precisione nelle sue creazioni. Lydia vuole che le sue mini-sculture siano “raw“, imperfette. Non sono giocattoli nè arredi per le case delle bambole. Lo scopo è quello della memoria: un modernariato portatile che ha lo stesso effetto evocativo della madeleine ne Alla ricerca del tempo perduto di Proust e che, nel caso di Lydia, serve a ricordarci gli ultimi decenni del secolo scorso.