Si è formata all’Accademia di Belle Arti di Bologna, per poi specializzarsi in grafica e illustrazione, ed è rimasta fedele al disegno e al bianco e nero, forse proprio grazie alla sua formazione accademica. Ma nei lavori più recenti Amalia Mora ha arricchito la propria tecnica, creando un contrasto tra la manualità del tratto a matita e il colore digitale usato con campiture piatte, come silhouette. Tecnica usata anche con l’intrigante madame, protagonista dell’header che ha realizzato in esclusiva per PICAME.
Ad Amalia piace sperimentare media diversi e affrontare temi non facili, come l’animazione “Ieri”, ispirata ad un romanzo di Ágota Kristóf e protagonista di una sua mostra personale del 2014. Da questo si può capire che gli autori che ammira non sono consueti e appartengono ad ambiti espressivi molto diversi tra loro (come, ad esempio: Roland Topor, David Lynch, Thomas Ott, etc.). Un tratto distintivo accomuna questi autori e le illustrazioni di Amalia: lo spaesamento, che costringe il nostro sguardo a ragionare oltre le apparenze. È lei stessa a confessare che spesso i soggetti delle sue illustrazioni non sono altro che la rappresentazione dei propri sogni.
Ha affrontato anche la narrazione visuale dei comics, illustrando una delle 13 storie di Ilaria Bernardini, “La fine dell’amore”, ed è stata presente a BilBolBul nel 2011 con una bella serie di disegni bianchi su fondo nero (sul sito c’è anche la video-intervista a lei dedicata). Ha collaborato con Daniela Tieni al progetto “A silent dialogue”, che vede le due autrici dialogare a colpi di matita disegnando dal vivo durante la mostra.
Amalia è presente su molti social e un buon punto per cominciare a conoscerla è il suo sito personale.