C’è qualcosa nei lavori di Bruno Drummond che richiama palesemente la cultura pop e gli anni di Memphis, fenomeno degli anni ’80 con a capo Ettore Sottsass. Linee audaci e scelte cromatiche esasperate, reinterpretate negli innovativi e divertenti still life di Drummond. Volti bidimensionali nati da composizioni sui più comuni piatti di cartone. Oggetti reinventati come copricapi e maschere dell’haute couture 2013.
Vestire alla marinara e raccattare abiti scampanati, con un paio di euro in Senigallia, per manifestare la nonchalance dell’eleganza vintage. Crema e caffè, sebbene invernali, colorano chemisier accarezzanti pelli anemiche. Questo, il significato del vento. Al di là di quell’esposizione dal sapore preistorico, matrone del mercato improvvisano slogan accattivanti, impossibilitando il rifiuto. Respingere la consapevolezza di un’acquisto vano, per il puro piacere di spendere. Scopro di non poter sopportare l’idea di un futuro benestante, nel momento stesso in cui l’edicolante riesce a strapparmi una ventina di euro, un martedì pomeriggio qualunque. Mi piace scrivere, ma solo se quando lo faccio non dico cose interessanti. Mi chiamo Cecilia ed ho dei bei capelli.